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lunedì 23 giugno 2008

In arrivo i pesanti tagli del governo. 130.000 solo nella scuola!

ROMA - Blocco assoluto del turn over al 20 per cento (compresa l'Università con deroga solo per la ricerca); cura da cavallo per la scuola che perderà 130 mila unità tra insegnati e personale amministrativo (con un piano di verifiche degli obiettivi con sanzioni e commissioni di vigilanza); ridimensionamento della stabilizzazione dei precari; rallentamento degli scatti di anzianità per professori universitari e magistrati che passeranno da biennali a triennali.

Sono queste le ultime novità del decreto legge, di più di 40 articoli, varato mercoledì scorso ma oggetto di continui aggiustamenti nelle ultime ore e atteso in Parlamento per lunedì. La manovra ieri è stata oggetto anche di una attentissima valutazione tecnica da parte del Quirinale resa necessaria dalle dimensioni e dall'importanza del testo: l'obiettivo del Colle è stato quello di mantenere il decreto nei limiti propri di un provvedimento d'urgenza.

La manovra triennale da 34,8 miliardi con la definizione del decreto legge comincia a delineare la propria composizione: si tratterà complessivamente di tagli per 9 miliardi negli enti locali, 5 nella sanità, 2 nel pubblico impiego e circa 15 miliardi verranno dall'applicazione del metodo Gordon Brown che prevede solo per il 2009 tagli del 20 per cento delle spese dei ministeri.
E proprio i tagli ai ministeri stanno facendo spuntare qualche malumore all'interno del governo. A cominciare dal Viminale chiamato a contribuire con un "assegno" di 800 milioni. "E' una riduzione rilevante, spero che il Parlamento tenga conto che il Viminale debba godere di un trattamento più favorevole e che dunque ci possano essere più fondi per noi", ha detto il ministro Roberto Maroni.

Si registrano ancora echi del caso dei ticket sulla specialistica: il ministro per le Regioni, Raffaele Fitto nel tentativo di arrivare ad una mediazione in grado di evitare il ritorno dei ticket dal 1° gennaio 2009 ha proposto di reperire i fondi tagliando gli stipendi dei dirigenti sanitari e amministrativi delle Asl del 10 per cento. Proposta che ha riscosso il "no" del presidente della Conferenza delle regioni Vasco Errani che chiede invece i fondi già garantiti dal patto per la salute.

Intanto sono emerse anche alcune indiscrezioni che riguardano il Documento di programmazione economica e finanziaria: pareggio di bilancio, debito sotto quota 100 per cento del Pil e avanzo primario al 5 per cento nel 2011. Per l'anno in corso, il Dpef, che fornisce la cornice all'interno della quale si articola la manovra, riduce la stima della crescita allo 0,5 (la precedente previsione era dello 0,6 per cento).

Quanto ai conti pubblici la scelta per il 2008 sembrerebbe quella di consolidare la crescita del deficit-Pil al 2,5 per cento con l'intenzione dunque di destinare le nuove entrate fiscali del decreto, pari a circa 2 miliardi, a compensare le necessità per Anas e Ferrovie. Nel prossimo anno, investito dalla manovra da 13,1 miliardi attesa in Parlamento per lunedì, si prevede un rapporto deficit-Pil in discesa all'1,8 per cento a fronte di una crescita del Pil dello 0,9 per cento.

Il Dpef rilancia il processo delle privatizzazioni anche perché, spiega il Tesoro, "è ormai dal 2006 che si è sostanzialmente interrotto". Si procederà dunque a diverse ricognizioni e si considereranno i casi di Poste, Istituto Poligrafico, Fincantieri (ma il Tesoro non intende andare sotto il 51%), Tirrenia e Sace. "In primo luogo - si specifica - l'impegno del governo è quello di completare la privatizzazione di Alitalia".
Secondo il ministro della Funzione pubblica, Brunetta, lunedì i provvedimenti arriveranno in Parlamento, l'approvazione è prevista entro l'estate, mentre la Finanziaria potrebbe essere approvata già in ottobre, due mesi e mezzo prima dell'anno scorso.

da www.repubblica.it

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