Portale del Circolo del PD di San Marco in Lamis

Benvenuto visitatore. Ti ricordiamo che ci siamo spostati sul portale: www.pdsanmarco.it

domenica 30 settembre 2007

Campagna per il popolo birmano



I DS solidarizzano con i monaci della Birmania (Myanmar), il sito www.dsonline.it infatti apre con la campagna per la libertà e la democrazia per il popolo birmano.
Anche i giovani democratici della Margherita hanno avviato una loro campagna intitolata: "Democratici.Come loro".
I democratici di San Marco in Lamis esprimono il loro rammarico per quello che sta succedendo a Rangoon, dove i generali militari hanno dato ordine ai soldati di sparare sulla folla dei pacifici manifestanti, e sperano che in nome della libertà e dignità di ogni individuo umano e della democrazia si trovi al più presto una soluzione pacifica grazie all'intervento della Comunità internazionale e che venga liberata Aung San Suu Kyi, il capo dell’opposizione democratica birmana e premio Nobel per la pace nel 1991.

Ordine di apparizione candidati sulle liste elettorali

Il 28 settembre si è svolta alla presenza dell’UTAN e dei rappresentanti dei candidati segretari nazionali, l’estrazione per assegnare l’ordine di apparizione dei nomi sulle schede elettorali.
L’esito ufficiale del sorteggio per l’ordine delle liste è il seguente:
1. Mario Adinolfi
2. Walter Veltroni
3. PierGiorgio Gawronski
4. Enrico Letta
5. Rosy Bindi

Regolamenti per il voto di fuori sede ed immigrati

Sono disponibili sul sito del Partito Democratico le norme che regolano il voto di studenti e lavoratori fuorisede:
Regolamento lavoratori studenti fuori sede


ed il voto di non maggiorenni e cittadini non italiani:
Regolamento non maggiorenni e non cittadini

venerdì 28 settembre 2007

Sriscia giornaliera sul PD sulla tv LA7

Si chiama "Cantiere Democratico" la striscia quotidiana che va in onda su LA 7 alle ore 17.00 che segue giorno per giorno le vicende riguardanti il nascente Partito Democratico. La troupe del programma segue i candidati alla Segreteria Nazionale e sonda gli umori e le sensazioni del popolo democratico.
Sul sito del network è possibile rivedere i filmati della trasmisione ( o inviarne dei propri) e partecipare cn dei commenti al blog.

giovedì 27 settembre 2007

I siti dei candidati nazionali alle Primarie


Come saprete i candidati in corsa per la segreteria nazionale del Partito democratico sono:
Mario Adinolfi, Rosy Bindi, Jacopo Gavazzoli Schettini, Piergiorgio Gawronski , Enrico Letta, Walter Veltroni.

Cliccando sui nomi dei candidati potrete visitare i loro siti internet e conoscere così il loro programma.

Mazzarano: obiettivo per la Puglia 150.000 elettori


«Il nostro obiettivo è arrivare a 150mila elettori»: così il segretario regionale dei Democratici di Sinistra, Michele Mazzarano (nella foto) in un’intervista a La Gazzetta del Mezzogiorno di ieri. Mazzarano calcola che «la composizione delle liste dice quanto grande sia il fermento e la voglia di partecipazione», rispetto all’appuntamento di domenica 14 ottobre con le primarie del Partito Democratico. «Vorrei ricordare solo due dati –prosegue il segretario regionale dei Ds-: i candidati in Puglia sono quasi duemila e le firme raccolte a sostegno delle candidature sono state più di 30mila. Credo che questa sia la base per lavorare ad una intensa mobilitazione che potrà avere come obiettivo la partecipazione di 150mila elettori».

da www.pdfoggia.it

Presentate le liste dei candidati per Letta e per Bindi per il Gargano centrale

Collegio n. 2 SAN GIOVANNI ROTONDO

Per l’Assemblea costituente nazionale

“I Democratici per Enrico Letta”
1. RAGNI Aldo
2. PENNE Tina
3. GORGOGLIONE Michele
4. AURELIO Angela

Per l’Assemblea costituente regionale

“I Democratici per Enrico Letta”
1. VERGURA Luigia
2. DIMAGGIO Vincenzo
3. SAVASTANO Raffaella
4. ORLANDO Matteo
5. MAZZONE Michela
6. TURCO Antonio
7. IACOVANGELO Elsa

Per l’Assemblea costituente nazionale

“Con Rosy Bindi. Democratici, davvero”
1. FINI Erminia
2. CLEMENTE Francesco
3. CRISETTI Maria
4. DI MAURO Giovanni

Per l’Assemblea costituente regionale

“Con Rosy Bindi e Antonio Gaglione”
1. CLEMENTE Francesco
2. DAVELLO Annamaria
3. DI MAURO Giovanni
4. FINI Erminia
5. BISCOTTI Pasquale
6. CRISETTI Maria
7. FORMIGLIA Marcello

F.A.Q. sul 14 ottobre

Dieci domande e dieci risposte sul 14 ottobre

1 – Cosa succede il 14 ottobre 2007?
Inizia la costituzione del Partito Democratico. In circa 10.000 seggi sparsi su tutto il territorio italiano, si voterà per eleggere il Segretario politico nazionale, i 2.400 componenti dell’Assemblea Costituente nazionale, i Segretari politici regionali e i 4.800 componenti delle Assemblee Costituenti regionali. I componenti da eleggere saranno ripartiti fra i 475 collegi utilizzati per la quota maggioritaria della Camera dei Deputati nelle elezioni tra il 1994 e il 2001. La ripartizione avverrà in proporzione alla popolazione attualmente residente ed ai voti conseguiti dall’Ulivo alle elezioni Camera 2006, con un minimo per collegio di tre seggi nazionali e sei regionali. Ai collegi ove la partecipazione supererà il 20% dei voti ottenuti dall’Ulivo nel 2006, sarà attribuito un seggio aggiuntivo. Gli italiani all’estero voteranno, con modalità che saranno stabilite in un Regolamento apposito, per eleggere ulteriori 60 componenti dell’Assemblea nazionale.


2 – Quando e come il Partito Democratico si costituirà a livello nazionale?
Il 27 ottobre, convocata e presieduta da Romano Prodi, si riunirà per la prima volta l’Assemblea nazionale nella composizione eletta il 14 ottobre. Se il 14 ottobre un candidato a Segretario avrà ottenuto la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea Costituente nazionale, Romano Prodi lo proclamerà Segretario nazionale. Diversamente, indirà in quella stessa seduta un ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati più votati e proclamerà Segretario nazionale il candidato che avrà ricevuto il maggior numero di voti validi da parte dell’Assemblea stessa. L’Assemblea approverà quindi il Manifesto e lo Statuto nazionale del Partito Democratico.


3 - Quando e come il Partito Democratico si articolerà sul territorio?
La prima seduta delle Assemblee Costituenti regionali è convocata da Romano Prodi entro 30 giorni dallo svolgimento delle elezioni ed è presieduta dal Presidente del Collegio regionale dei garanti. Come primo adempimento, le Assemblee regionali eleggeranno, a scrutinio segreto, il proprio Presidente. Qualora il 14 ottobre un candidato a Segretario avrà ottenuto la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea regionale, il Presidente lo proclamerà Segretario regionale. Diversamente, indirà in quella stessa seduta un ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati più votati e proclamerà Segretario regionale il candidato che avrà ricevuto il maggior numero di voti validi da parte dell’Assemblea stessa. Nel rispetto dei princîpi stabiliti dallo Statuto nazionale, le Assemblee regionali approveranno quindi i rispettivi Statuti regionali. Le elezioni degli altri organismi, provinciali e comunali, si terranno entro il 31 dicembre 2007, nel rispetto dei principi stabiliti negli Statuti regionali.


4 - Chi potrà votare il 14 ottobre?
Tutti coloro che abbiano compiuto 16 anni alla data del 14 ottobre 2007 e che siano: - cittadini italiani; - cittadini dell’Unione Europea residenti in Italia; - cittadini di altri paesi purché in possesso di regolare carta o permesso di soggiorno o documento equiparato (es: ricevuta rilasciata dagli Uffici postali attestante la regolare presentazione della richiesta di permesso o di suo rinnovo).


5 – Come fare per votare?
Occorre presentarsi al seggio territoriale di competenza fra le ore 7 e le ore 20 di domenica 14 ottobre con la carta di identità o documento equipollente e con la tessera elettorale (non è richiesta ai minorenni ed ai cittadini stranieri), dichiarare di voler partecipare alla costituzione del Partito Democratico, versare almeno 1 euro. Gli studenti universitari e i lavoratori fuori sede potranno votare nella città dove studiano o lavorano. Agli elettori saranno consegnate due schede: una per l’elezione nazionale e una per quella regionale. Ogni scheda presenterà tanti riquadri quanti saranno le liste presentate nel collegio. Ogni riquadro conterrà nell’ordine: l nome o logo della lista, il nome del candidato Segretario nazionale o regionale sostenuto dalla lista, i nomi dei rispettivi candidati all’Assemblea Costituente nazionale o regionale. Il voto si esprime apponendo un unico segno in un qualsiasi punto di uno dei riquadri. La dislocazione territoriale dei seggi sarà adeguatamente pubblicizzata.



6 - Come si presentano le candidature a Segretario nazionale o regionale?
Entro il 30 luglio 2007 si dovranno presentare, all’Ufficio tecnico amministrativo nazionale, le candidature alla carica di Segretario nazionale, corredate dalla dichiarazione di intenti, da un numero di firme compreso tra 2mila e 3mila, di cui almeno cento raccolte in ognuna di cinque diverse regioni. Successivamente alla presentazione delle liste, saranno considerate valide le candidature sostenute da liste presentate in almeno 25 diversi collegi e in almeno 5 differenti regioni. Entro il 12 settembre 2007 dovranno essere presentate agli Uffici tecnico amministrativi regionali, le candidature alla carica di Segretario regionale (provinciale per Bolzano e Trento), corredate dalla dichiarazione d’intenti e da un numero di firme compreso tra 500 e 750 per le regioni fino a un milione di abitanti, e tra 1000 e 1500 per quelle con popolazione superiore. Le firme dei sottoscrittori debbono essere autenticate da un consigliere comunale, provinciale o circoscrizionale. Tutti coloro che hanno diritto al voto possono a loro volta candidarsi. Non saranno ammesse le candidature di persone appartenenti a forze politiche non riconducibili al progetto dell’Ulivo-Partito Democratico, né di chi si trovi in una delle situazioni previste dal codice di autoregolamentazione approvato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla criminalità organizzata.


7 – Come si presentano le candidature per le Assemblee Costituenti, nazionale e regionali?
Le liste per eleggere i componenti dell’Assemblea Costituente nazionale assegnati ai vari collegi dovranno essere presentate tra il 21 e il 22 settembre all’Ufficio tecnico-amministrativo regionale competente per territorio, indicando il nome o lo slogan della lista, il nome del candidato Segretario nazionale sostenuto dalla lista, i nomi dei candidati all’Assemblea nazionale. Le liste nazionali dovranno essere sottoscritte da un minimo di 100 ad un massimo di 150 elettori residenti nel collegio di presentazione. Le liste per eleggere i componenti delle Assemblee Costituenti regionali (provinciali per Bolzano e Trento) assegnati al collegio dovranno essere presentate all’Ufficio tecnico-amministrativo regionale competente per territorio (provinciale per Bolzano e Trento) tra il 21 e 22 settembre 2007, indicando il nome o lo slogan della lista, il nome del candidato Segretario regionale sostenuto dalla lista, i nomi dei candidati all’Assemblea regionale. Le liste regionali dovranno essere sottoscritte da un minimo di 100 ad un massimo di 150 elettori residenti nel collegio di presentazione.Nessuno può candidarsi in più di un collegio. Nessuno può sottoscrivere più di una lista. Le firme dei sottoscrittori debbono essere autenticate da un consigliere comunale, provinciale o circoscrizionale. Le liste devono comprendere un numero di candidati non superiore ai delegati da eleggere nei rispettivi collegi e non inferiore ai due terzi. L’ordine dei candidati di ogni lista dovrà rispettare l’alternanza di genere, a pena di inammissibilità. Se una stessa lista si presenta in più collegi della stessa circoscrizione elettorale, i candidati capilista dovranno rispettare l’alternanza di genere. Il regolamento-quadro, riportato sul sito dell’Ulivo, stabilisce le dichiarazioni da allegare alla presentazione delle liste dei candidati.



8 - Quanti componenti delle Assemblee Costituenti si eleggeranno in ogni collegio elettorale?
La ripartizione fra i 475 collegi elettorali dei 2.400 delegati da eleggere per l’Assemblea Costituente nazionale e dei 4.800 delegati per le Assemblee Costituenti regionali (provinciali per Bolzano e Trento) è riportata sul sito dell’Ulivo (www.ulivo.it) alla voce: “Seggi Collegi per Circoscrizione”.


9 – Quali candidati saranno eletti alle Assemblee Costituenti in ogni collegio elettorale?
Sulla base dei voti ricevuti dalle singole liste si assegneranno anzitutto, collegio per collegio, i seggi “pieni” calcolati in proporzione al numero dei voti validi ricevuti diviso il numero dei delegati spettante al collegio più 2. I voti non utilizzati per l’attribuzione dei seggi così assegnati (resti) confluiranno nel collegio unico circoscrizionale. Le liste o i gruppi collegati di liste che a livello circoscrizionale avranno ottenuto almeno il 5 per cento dei voti parteciperanno alla ripartizione dei seggi non assegnati.


10 - Come fare per saperne di più?
Consultare il sito dell’Ulivo (www.ulivo.it), ove sono riportati tutti i documenti e le iniziative per il 14 ottobre nonché indirizzi, recapiti telefonici, fax ed e-mail di tutti i Comitati ed i collegi costituiti a tale scopo. Sul sito sarà allestito anche un servizio telematico per segnalare ai singoli elettori l’indirizzo del seggio elettorale ove recarsi a votare.

mercoledì 26 settembre 2007

Liste pro Veltroni-Emiliano presentate per il collegio Gargano centrale.

Collegio 2. SAN GIOVANNI ROTONDO

Per l’Assemblea costituente nazionale:

“Democratici per Veltroni”
1. LEGGIERI Loredana
2. CUSENZA Gaetano
3. PETRACCA Libera
4. GIUFFREDA Antonio

“Riformisti per Veltroni”
1. MANGIACOTTI Salvatore
2. FRASCOLLA Filomena
3. VOLPE Pietro
4. DI MAURO Patrizia

“Con Veltroni. Ambiente, Innovazione e lavoro”
1. BONFITO Giuseppina
2. LONGO Giovanni
3. STODUTO Teresa
4. BIZZARRI Nazzario

Per l’Assemblea costituente regionale:

“Democratici per Emiliano”
1. GIUFFREDA Carmela
2. SQUEO Costantino
3. CARBONELLA Filomena
4. DI CARLO Michele Eugenio
5. APRUZZESE Donatella
6. AZZELLINO Michele
7. DE SIMONE Palma Maria

“Riformisti per Veltroni”
1. TARDIO Arcangela
2. CIAVARELLA Matteo
3. CISTERNINO Stella
4. PETTOLINO Antonio
5. MARROCCHELLA Federica
6. CASCAVILLA Costanzo
7. DI MAGGIO Angela

“Agricoltura e Società per l’innovazione”
1. MICELLI Antonia
2. MONTEMITRO Antonio
3. DE SANTIS Giovanna
4. SOCCIO Matteo
5. TORTORELLI Concetta
6. PERLINO Angelo

Qui potete visualizzare le liste a sostegno di Veltroni / Emiliano e di Bindi / Gaglione
della provincia di Foggia:
http://comitato14ottobredellaprovinciadifoggia.ilcannocchiale.it

martedì 25 settembre 2007

Rignano G. : nuove adesioni al PD

Il movimento politico “Rignano che vogliamo” che esprime il sindaco di Rignano Garganico, Antonio Gisolfi, lascia piena libertà ai propri sostenitori di aderire o meno al Partito Democratico. Hanno aderito, invece, al PD il vicesindaco Matteo Orlando, il capogruppo di “Rignano Democratica” Michele Ciavarella, i consiglieri della Comunità montana del Gargano Matteo Nardella e Rocco Buttacchio.
È quanto è emerso ieri sera, al termine dell’assemblea pubblica sul PD organizzata nell’aula del Consiglio comunale di Rignano, alla quale hanno partecipato i ds Michele Galante e Pietro Bergantino, i dl Gaetano Prencipe e Franco Ognissanti, i Socialisti Autonomisti Matteo Ciavarella e Antonio Del Vecchio.

da www.pdfoggia.it

Al via la campagna per le primarie, oltre diecimila seggi in tutta Italia

Più di diecimila seggi, uno in ogni Comune italiano, 70mila volontari e due milioni di euro spesi complessivamente. Sono i numeri della campagna per le primarie del Partito democratico che si terranno il 14 ottobre, illustrati dai tre coordinatori, Soro, Barbi e Migliavacca in una conferenza stampa. Lo slogan è: "Sono democratico, perciò decido io". «Uno slogan eloquente perchè mette l'accento sulla sovranità dei cittadini che eleggeranno il segretario e l'Assemblea costituente del nuovo partito. Alla crisi della politica e all'antipolitica si risponde con la buona politica - dice Maurizio Migliavacca – e per noi il 14 ottobre sarà la giornata della buona politica». «Non lo facciamo per rispondere a Grillo o a chi per lui - aggiunge Barbi - ma per rispondere alle domande della gente, anche quella che scrive sul suo blog». La macchina organizzativa del comitato è in piena attività e nei prossimi giorni verranno distribuiti i kit per allestire i seggi: bandiere, simboli, urne, schede elettorali quasi identiche a quelle delle elezioni ufficiali, (grigia per l'elezione dell'Assemblea regionale, celeste per quella nazionale) persino matite e nastro adesivo. Intanto è in preparazione un numero verde, attivo dalla prossima settimana: 800 231506 al quale gli interessati potranno rivolgersi per conoscere l'ubicazione del proprio seggio, informazioni che saranno presto disponibili anche sul sito del partito democratico. Nessun rischio di voti multipli, assicurano a Santi Apostoli, perchè in ogni seggio ci saranno gli elenchi dei cittadini che hanno diritto al voto. Si vota dalle 7 alle 20, quindi scrutatori e presidenti trasmetteranno all'ufficio tecnico amministrativo i dati sul voto nella notte. La partecipazione alle primarie, ribadiscono i coordinatori, non rappresenta un'iscrizione al partito. Il contributo per votare è di un euro, occorrerà presentare un documento di identità e la tessera elettorale, per gli stranieri non Ue serve il permesso di soggiorno. Possono votare anche i sedicenni. Anche il Pd fissa i suoi criteri per la legalità «escludendo dalle candidature persone condannate anche in via non definitiva o semplicemente rinviate a giudizio per una lunga serie di reati legati alla criminalità organizzata». Pari opportunità: le donne saranno metà dei capolista. Nessuna previsione sui numeri dei partecipanti: «La platea è sconosciuta - dice Soro - ci aspettiamo da 100-200mila fino a 1-2milioni di persone. Ma non sappiamo quanti andranno a votare».

da www.dsonline.it

venerdì 21 settembre 2007

Presentate le liste dei candidati per Veltroni per il Gargano centrale

Sono state definite le candidature per la lista a sostegno di Walter Veltroni per l'assemblea nazionale e per l'assemblea regionale (collegata a Michele Emiliano) del collegio elettorale del Gargano centrale (che comprende i comuni di San Giovanni R., San Marco in L., Sannicandro, Rignano, Cagnano, Rodi G., Ischitella, Vico, Carpino, Vieste e Peschici) e che prevede la candidatura di 4 membri per l'assemblea nazionale e 7 per quella regionale.

Per l'assemblea nazionale sono stati presentati i seguenti candidati:

1- Loredana Leggieri (S. Marco in L.)
2- Cusenza Gaetano (S. Giovanni R.)
3- Petracca Libera (Carpino)
4- Giuffreda Antonio (Vieste)

Per l'assemblea regionale:

1- Ciuffreda Carmela (S. Giovanni R.)
2- Squeo Costantino (sindaco di Sannicandro)
3- Carbonella Filomena (Ischitella)
4- Di Carlo Michele (Vieste)
5- Apruzzese Donatella (Vico)
6- Azzellino Michele (Rodi)
7- De Simone Palma (Cagnano)

Il comitato di San Marco in Lamis esprime orgoglio e soddisfazione per la designazione di Loredana Leggieri come capolista per la lista nazionale.

Michele Emiliano e Piero Fassino a Foggia


Venerdì 28 settembre alle ore 18.00 il candidato alla segreteria regionale Michele Emiliano, sindaco di Bari, sarà a Foggia, in occasione della Festa Cittadina de L'Unità 2007 foggiana che si svolgerà nella Villa Comunale dal 26 al 30 Settembre 2007,
mentre sabato 29 sempre nel capoluogo di Capitanata ci sarà il segretario nazionale dei DS Piero Fassino (ore 20.00).

mercoledì 19 settembre 2007

Costituito il Comitato cittadino per il 14 ottobre

Il 31 agosto presso la sede dei DS di San Marco in Lamis è stato costituito il Comitato cittadino per il Partito Democratico che avrà il compito di organizzare e gestire la promozione e l'espletamento delle elezioni primarie del 14 ottobre per scelta del segretario nazionale e del segretario regionale del costituendo PD.
I componenti del Comitato designati sono: Loredana Leggieri, Paolo Soccio, Tommaso Centola, Lucia La Riccia, Antonia Napolitano per i democratici di sinistra; Michele Tenace, Antonio La Sala, Antonio Turco, Silvio Nardella, Nicola Soccio per la Margherita; Michele Colletta, Gino Villani, Angelo Ciavarella, Angela Verde, Matteo Ciavarella per la società civile.
Auguriamo buon lavoro al Comitato!

martedì 18 settembre 2007

Bersani: «Facciamo un partito di massa»

Intervista di Ninni Andriolo - l'Unità

16 settembre 2007

MINISTRO BERSANI oggi si chiude la festa nazionale de l’Unità. Forse non sarà l’ultima, ma sicuramente sarà l’ultima organizzata dai Ds. È da nostalgici provare un po’ di solitudine?
«Le feste cresceranno perché ormai è chiaro che costituiscono l’altra faccia di internet. In un mondo che
ha mille possibilità di accumulare relazioni, informazioni, ma anche solitudine, i luoghi nei quali ci si guarda in faccia, si sta assieme, si può discutere diventeranno sempre più preziosi. Non riesco a immaginare il partito che ho in testa senza grandi momenti di aggregazione popolare».

E questi continueranno a chiamarsi anche feste de l’Unità?
«Sarebbe assurdo buttar via questo nome, e credo che nella realtà nessuno possa pensarlo. Abbiamo la possibilità di arricchirlo questo nome, ma nel solco di una tradizione che ha legato la parola unità all’idea di un partito che si allarga alla presenza anche degli altri».

Un partito che "si allarga", però, è un partito che ospita. Il Pd, al contrario, è stato immaginato come una casa nuova costruita alla pari un po’ da tutti...
«Bisogna avere una grande riprogettazione comune e un rilancio. Certamente, quindi, c’è un problema di evoluzione che io vedo in una chiave di crescita».

Riprogettare significa anche riflettere sui valori fondativi del nuovo partito. Non pensa che questa discussione stia rimanendo lontana dal percorso costituente?
«Qui entriamo nel cuore del problema. Abbiamo avviato una fase costituente ma il profilo, dal punto di vista dello sforzo intellettuale e programmatico e da quello della natura che dovrà avere questo partito, è tutto da definire. E io vorrei che cominciassimo già adesso a discuterne, senza rimandare tutto a quando ci sarà l’Assemblea costituente».

E quali sarebbero i capisaldi dai quali partire?
«Se noi in una società liquida, come la definiscono i sociologi, pensassimo di fare un partito liquido mancheremmo l’obiettivo. Anzi, attenzione a non essere noi stessi un sasso scagliato da quella mano. Da una società, cioè, che si sta disunendo. Se facciamo un partito moderno la leggerezza l’abbiamo garantita perché la modernità è leggerezza. Quello che non abbiamo garantito, invece, è il radicamento forte ed efficace».

Il rischio è quello di un partito leggero che non riesce a radicarsi nella società?
«Io credo che ci sia una cosa da fare subito. Noi non possiamo consentirci di far passare troppo tempo tra l’insediamento dell’Assemblea costituente e il primo allestimento del partito. Faccio un’ipotesi. All’Assemblea si dia vita subito al partito nei territori, producendo linee guida e una data nella quale, sulla base di regole regionali, si possano convocare le unità di base, mettendo all’ordine del giorno l’elezione dei dirigenti locali e, eventualmente, quella dei delegati alle assemblee provinciali».

Una data unica su tutto il territorio nazionale?
«Sì. Farei di quell’appuntamento, rivolto a tutti quelli che andranno a votare il 14 ottobre, la giornata di nascita sul territorio del Pd e il momento dell’adesione al nuovo partito. Farei questo anche in presenza di una fase in cui a livello nazionale si discute dello Statuto vero e proprio».

Resta però il problema di un’elaborazione più compiuta su valori, programmi e organizzazione del nuovo partito...
«Dovrà essere l’Assemblea costituente, dotandosi di strumenti appropriati, a occuparsi del tipo di partito che vogliamo. A me, tuttavia, piacerebbe che fin da adesso cominciasse a circolare qualche idea».

Lei che tipo di partito vorrebbe?
«Per me tutto deve ruotare intorno al concetto di partecipazione. Questa deve essere essa stessa formazione alla politica. Se è così io credo che il nuovo partito deve avere sei caratteristiche. Deve essere, per prima cosa, un partito in cui le decisioni degli organismi vengono prese su base politico-programmatica con meccanismi che garantiscano la sintesi e, quindi, un linguaggio efficace e univoco. Quel partito, poi, deve essere presente e rintracciabile in tutti i luoghi 365 giorni all’anno. Terzo: questo partito deve essere in grado di attivare volontari della politica su iniziative e deve dotarsi, quindi, di un minimo di macchina organizzativa. Quarto, deve strutturarsi in modo da dare spazio ad aree tematiche e culturali o specialistiche. Quinto, il Pd deve promuovere assolutamente cultura politica, costruendo forme e luoghi in cui questa cultura politica possa misurarsi...».

Il sesto punto del suo elenco di priorità?
«È quello di cui parlavamo all’inizio. La necessità, cioè, di cogliere la modernità delle iniziative popolari di aggregazioni. Teniamo presente che un partito lo si fa per farlo durare almeno un secolo».

Lei pensa che il comitato dei 45 possa già oggi proporre delle mete da raggiungere?
«Con il regolamento approvato da quel comitato abbiamo avviato la navigazione. Credo adesso che sarebbe opportuno decidere un luogo dove fare il punto della rotta. Sono i 45? Sono i candidati alle primarie? È Prodi che prende l’iniziativa? A me va bene tutto, però credo che sia venuto il momento di fermarci a ragionare. Intanto per definire un minimo di messaggio da fornire agli italiani. Dobbiamo dire loro, molto semplicemente: "guardate che facciamo questa cosa perché la politica così com’è non va e noi vogliamo cambiarla e vogliamo chiedere anche agli altri di fare uno sforzo". Queste cose potrebbero essere dette con un appello lanciato dei candidati. Che dimostrerebbe, per di più, che la competizione fra loro viene fatta in amicizia. Di qui al 14 ottobre, poi, una discussione su come immaginare e regolare l’Assemblea costituente deve essere fatta».

Anche lei è convinto che il Pd rappresenterà un antidoto contro l’antipolitica?
«Io dico sempre che se c’è la febbre inutile dare la colpa al termometro...».

Non è Grillo, ovviamente, il responsabile del malessere che c’è nel Paese...
«Aggiungo, però, che bisogna evitare di dirci magari "vaffa" da soli tanto per stare nel movimento. Il rimedio all’antipolitica, secondo me, è una politica che ci metta la faccia. Una politica dei politici che si dia degli obiettivi, combatta e non si faccia raffigurare come casta. Quando dico che il Pd deve essere un partito di combattimento dico questo».

Ministro, molti leader riformisti affermano che il Pd rafforzerà il governo. Il dato di fatto, però, è che le fibrillazioni della maggioranza sono aumentate e la sinistra radicale punta il dito su un Pd acchiappa tutto...
«Se il 14 ottobre andrà a votare molta gente il 15 il governo starà meglio. E noi, definendo rapidamente il profilo e la struttura del nuovo partito, avremo la possibilità di fare delle sintesi e di consegnare al governo un pilastro coerente che darà beneficio a tutti, anche ai nostri alleati. Per questo ritengo che la forma partito deve garantire univocità di linguaggio, coltivare la partecipazione al suo interno per non scaricare sull’azione di governo le differenze. Una volta che definiremo questo credo che le stesse mediazioni con le altre componenti della maggioranza saranno enormemente semplificate. Con enorme vantaggio per un governo che possa andare avanti per l’intera legislatura».

Senza bisogno di rimpasti o di cure dimagranti per ridurre il numero dei ministri?
«Io ho detto che il governo è ottimo e abbondante. Sotto quella battuta, però, c’è un concetto. Se fossimo in condizioni cioè di fare un’azione rilevante e utile, per l’amor di Dio, facciamola. Cerchiamo, però, di non aggiungere problemi a problemi. Perché questi si evocano quando se ne ha chiara la soluzione».

lunedì 17 settembre 2007

Antipolitica, Finocchiaro: rispondiamo con un partito vero

Intervista di Ninni Andriolo, da "l'Unità"

15 settembre 2007

Il Pd costituisce «la risposta più efficace all’antipolitica». Anna Finocchiaro parla delle primarie - «si sta discutendo poco di forma-partito» - ma anche dell’ennesimo dietro-front di Berlusconi sulle riforme. La presidente dei senatori dell’Ulivo avanza anche una proposta sulla legge elettorale: «Perché non tornare al Mattarellum?».

Presidente, 49 candidature per le segreterie regionali Pd, 3 donne in lizza. Le promesse erano diverse, ricorda?
«È la conferma che la politica, così com’è stata concepita finora, non è stata capace di cogliere le potenzialità femminili. Un limite macroscopico che il Partito democratico dovrà superare subito».

Veltroni promette il 50% di dirigenti donne. Intanto l’obiettivo per i vertici delle regioni non è stato centrato. Ogni volta si rimanda la soluzione del problema all’appuntamento politico successivo, non crede?
«Il Partito democratico nasce per rinnovare. O farà questo o semplicemente non sarà. La determinazione a dare rappresentanza politica e istituzionale alle donne è una delle ragioni fondative del Pd. Il nuovo partito dovrà raccogliere la richiesta di rinnovamento che sale dal Paese e questo non si potrà fare senza il contributo determinante dei giovani e delle donne».

Non crede stia rimanendo in ombra il tema della forma partito, della democrazia interna, del modo come dovrà organizzarsi il Pd? Non ritiene che le polemiche sul “partito del leader” nascano anche da questo deficit di dibattito?
«È vero che c’è un ritardo nel dibattito e nell’elaborazione anche di tesi tra loro contrapposte. Una cosa però già la sappiamo. L’ha ripetuta Veltroni a Piazza Farnese e io voglio ribadirla: nessuno di noi vuole il partito del leader. Abbiamo preso alcuni impegni. Abbiamo detto che la vita interna del Pd, e il suo esordio con le primarie, sarebbero stati segnati da forme anche inedite di consultazione democratica. Noi vogliamo fare un partito nuovo. Ma, sia chiaro, vogliamo fare un partito. Vale la pena ripeterlo in un momento in cui i partiti vengono considerati quasi come il cancro della democrazia. Sono convinta che di fronte alla crisi della politica la risposta sia la politica. E sia quella di un partito di massa, nazionale, radicato nel territorio, profondamente democratico, capace di dare casa a culture diverse e di ospitare dentro le sue stanze ragazze e ragazze».

Secondo Ilvo Diamanti il “popolo di Grillo” è composto, in maggioranza, da elettori dell’Unione e del Pd. Giusto liquidarlo con le spallucce dell’antipolitica?
«Dentro quel popolo c’è un po’ di tutto. C’è l’antipolitica. C’è chi emette giudizi, spiegandoci che dal ‘43 a oggi non è cambiato nulla. Ma c’è anche chi chiede con forza un rinnovamento profondo. Ecco, noi, con il Pd, diamo una risposta a tutto questo. E non è una rispostina da niente, visto che abbiamo sciolto partiti, a cominciare dal mio, che contavano su centinaia di migliaia di iscritti e che sono stati protagonisti della nascita della democrazia italiana».

Presidente, la piazza di Grillo non sarà l’unica a riempirsi di qui ad ottobre. Berlusconi promette una grande manifestazione per il 13 e la sinistra dell’Unione ne mette in calendario una per il 20. Il governo reggerà agli urti contrapposti di opposizione e maggioranza?
«Farei una distinzione tra la piazza di Grillo e quella di Berlusconi. Quest’ultimo fa il suo mestiere d’oppositore. Illudendosi, però, di poter dare al governo una spallata che non ci sarà...».

A proposito, ha sentito che il Cavaliere ha detto “no” al dialogo sulle riforme?
«Berlusconi è in chiara difficoltà. Io sono impegnata al Senato che, per via dei numeri risicati che registriamo, è la postazione più favorevole per spallate che, invece, sono fallite puntualmente. Certo, non si possono escludere futuri incidenti, ma la coalizione fino adesso ha tenuto bene, malgrado i passaggi difficili che ha dovuto attraversare».

La riforma elettorale si farà o no in questa legislatura?
«La storia di questa riforma è un continuo ripetersi di stop and go. C’è sul tappeto l’ottimo lavoro svolto dal ministro Chiti, ma se non si dovesse trovare un’intesa su quello mi chiedo se non si debba tornare al vecchio Mattarellum, anche per evitare un referendum che non risolverà nulla...».

Una posizione già assunta dal ministro Parisi...
«Guardi, io faccio una proposta minima. Possiamo esplorare la possibilità di tornare al Mattarellum, sapendo che le riforme costituzionali che si stanno discutendo alla Camera imporranno alla fine una legge elettorale che dovrà tenere conto di quelle novità. Il Mattarellum era accettato sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Potrebbe costituire una base da cui ripartire».

Presidente torniamo a parlare delle piazze. Quella chiamata a protestare contro il protocollo sul Welfare è la più insidiosa per il governo?
«Per la verità oggi quella piazza mi appare un po’ sgonfiatina. Ecco, escluderei che dalle varie piazze possano derivare problemi per il governo. Anche se non dimentico questioni politiche da prendere in considerazione con attenzione...»

La Fiom ha bocciato il protocollo del governo sul Welfare. Questo non è un problemino di poco conto...
«È una posizione che ha bisogno di una soluzione politica. E questa c’è già ed è il referendum. Vedremo se lavoratori e pensionati, alla fine, decideranno che la politica più giusta da portare avanti è quella del “tutto e subito altrimenti me ne vado”. Il protocollo sul Welfare registra indubbiamente, e Guglielmo Epifani lo aveva sottolineato tempo fa, un netto miglioramento delle condizioni dei lavoratori, dei pensionati al minimo e dei ragazzi occupati in lavori precari».

Tra le “questioni politiche” sul tappeto c’è la Finanziaria. Non teme nuovi scontri tra sinistra “radicale” e riformisti?
«Non ricordo, in venti anni di Parlamento, l’approvazione di una Finanziaria che non sia avvenuta al termine di una corsa a ostacoli lungo un percorso accidentato. Credo che varare la prossima legge di Bilancio sarà più semplice rispetto all’anno scorso, quando vennero fatte delle scelte necessarie e dolorose. Stiamo costruendo la Finanziaria, come sempre, democraticamente».

E dopo la Finanziaria? Ci sarà o no il rimpasto? Lei si è dichiarata favorevole alla riduzione di sottosegretari e ministri...
«Io ho invitato a una riflessione politica collegata alla nascita di un partito nuovo come il Pd. Questa novità non potrà non riflettersi anche a livello istituzionale e di governo. Ma sono consapevole che questo spunto di riflessione al momento non può essere accolto. Bisogna tenere la Finanziaria, infatti, al riparo da scossoni e da spifferi che possano turbarla. La mia è una valutazione politica. Se tre partiti alla fine ne fanno uno solo qualche conseguenza questo fatto dovrà pure averlo...».

Meno ministri del Pd dentro il governo, quindi?
«Secondo me dovrebbe esserci un segnale anche in questo. Un segnale alla società italiana, innanzitutto: “è così vero che siamo un partito solo che...”. Ecco non credo alla logica di trasferirci così come siamo armi e bagagli dentro il nuovo partito...».

I fatti dicono che la nascita del Pd più che stabilizzare la maggioranza crea nuove tensioni con la sinistra radicale...
«A destabilizzare il quadro politico non è la nascita del Pd in sé, ma il fatto che questa ha anche prodotto una scissione. I compagni della Sinistra democratica, che continuano a partecipare al governo, hanno la necessità di segnare politicamente il senso della scelta compiuta».

La sintesi tra Pd e sinistra “radicale” spetta a Prodi, naturalmente...
«Certo, la necessità di una direzione politica dell’Unione sempre più pressante è nelle cose. Ad essa, naturalmente, corrisponde la necessità di un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Il Pd, ne sono certa, potrà contribuire fortemente al successo dell’azione di un governo che sarà in grado di ultimare al meglio il cammino dell’intera legislatura».

sabato 15 settembre 2007

Basta 1 euro per votare il 14 ottobre


Si è conclusa alle ore 18.00 la consultazione del Comitato nazionale “14 ottobre” sulla riduzione del contributo per votare alle primarie. Il Comitato ha deciso, a larga maggioranza, di ridurre la quota minima a 1 euro.
La decisione di consultare il Comitato 14 ottobre su questo tema era stata presa dall’Ufficio di presidenza, sentito il Collegio nazionale dei Garanti, due giorni fa. È stata una vera e propria riunione virtuale: i 45 si sono infatti pronunciati via posta elettronica rispondendo a una mail inviata dall’Ufficio di presidenza con una modalità che ha consentito a ciascuno di conoscere la risposta degli altri.
La consultazione on line era infatti l’unico modo per garantire a tutti di poter partecipare alla decisione, visto che gli impegni istituzionali e politici dei 45 difficilmente avrebbero consentito loro di trovarsi fisicamente insieme a Roma per una riunione ordinaria.
Il nuovo testo del regolamento, all’art 1, comma 2, prevede ora:

«Possono partecipare in qualità di elettori e di candidati tutte le cittadine ed i cittadini italiani che al 14 ottobre abbiano compiuto sedici anni nonché, con i medesimi requisiti di età, le cittadine e i cittadini dell’Unione Europea residenti, le cittadine e i cittadini di altri Paesi in possesso di permesso di soggiorno, i quali al momento del voto dichiarino di voler partecipare al processo costituente del Partito Democratico e devolvano un contributo minimo di 1 euro».


Scadenzario delle assemblee costituenti del Partito Democratico

Questo è l'elenco dei principali adempimenti del processo costituente del Partito Democratico.

Mercoledì 12 settembre
Termine entro il quale presentare le dichiarazioni di candidatura alla carica di Segretario Regionale, corredate da una dichiarazione di intenti e da un numero di firme compreso tra 500 e 750 per le Regioni fino a un milione di abitanti e tra 1.000 e 1.500 per le Regioni con popolazione superiore a un milione di abitanti.

Venerdì 21 settembre - Sabato 22 settembre
Giorni per la presentazione delle liste per l’elezione dell’Assemblea Nazionale.
Giorni per la presentazione delle liste per l’elezione delle Assemblee regionali.
Le liste per l’elezione dell’Assemblea Nazionale devono essere plurinominali, con alternanza di genere. Le liste devono comprendere un numero di candidati non superiore al numero dei componenti da eleggere nei relativi collegi e non inferiore ai due terzi. Nessuno può candidarsi in più di un collegio. La lista indica un candidato Segretario nazionale. Il collegamento nella circoscrizione può avvenire con una dichiarazione di intenti. Non più della metà di liste collegate può avere come capolista persone dello stesso genere. Una lista di collegio deve essere corredata da un numero di firme compreso tra 100 e 150.
Per ogni collegio le liste per l’elezione delle Assemblee regionali devono essere plurinominali, con alternanza di genere e composte da un numero di componenti pari al doppio di quello previsto per l’elezione dell’Assemblea Nazionale.

Domenica 23 settembre - Sabato 13 ottobre
Giorni di svolgimento della campagna elettorale. Il Collegio nazionale dei Garanti predispone un Regolamento di autodisciplina della campagna elettorale idoneo ad assicurare condizioni di parità fra i candidati. Nel Regolamento sono altresì disciplinate le modalità con le quali è possibile rendere pubblici e diffondere gli annunci di dibattiti, tavole rotonde, conferenze, nonché discorsi svolti dai candidati. L’Ufficio di Presidenza promuove assemblee ed iniziative pubbliche nel corso delle quali ha luogo un confronto tra i candidati o i loro delegati a parità di condizioni.

Domenica 14 Ottobre
Elezione dei componenti dell’Assemblea costituente nazionale e, in collegamento con essi, del Segretario politico nazionale del Partito Democraatico.
Elezione dei componenti delle Assemblee regionali e, in collegamento con essi, dei Segretari regionali del partito.
Le operazioni di voto si svolgono in un’unica giornata dalle ore 7 alle ore 20. Per essere ammessi al voto occorre esibire al seggio un documento di identificazione e, ad eccezione dei non ancora maggiorenni e dei non cittadini italiani, la propria tessera elettorale.
È necessario che l’elettore dia espresso consenso a che il proprio nominativo ed i propri recapiti siano inseriti nell’elenco dei partecipanti alla votazione ed a che l’elenco stesso sia reso consultabile per ogni eventuale verifica relativa all’effettiva partecipazione al voto, nel rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali.

Sabato 27 ottobre
Prima riunione dell’Assemblea Nazionale, convocata dal Presidente Romano Prodi.

Martedì 13 novembre
Termine ultimo per l’insediamento delle Assemblee Regionali, convocate dal Presidente Romano Prodi.

Lunedì 31 dicembre
Termine ultimo per l’elezione delle Assemblee provinciali e dei Segretari provinciali.

venerdì 14 settembre 2007

Vademecum dei comitati

A cosa servono i Comitati?
Hanno il fine di promuovere e garantire lo svolgimento della consultazione elettorale del livello istituzionale corrispondente e si considerano sciolti al momento dell’insediamento delle relative Assemblee.

Cosa succede nelle sedi dei Comitati?
Le sedi dei Comitati, oltre a servire per le attività proprie e di interesse comune del processo costituente, devono ritenersi aperte e agibili a tutti i candidati senza distinzioni o preferenze tra loro. Ciò è inerente allo spirito aperto del processo costituente e alla libertà di ciascuno, che voglia aderire al Partito Democratico, attualmente iscritto o non iscritto ad uno dei soggetti promotori, di scegliere secondo le proprie preferenze.

Perchè rivolgersi ai Comitati?
I Comitati sono e devono formare opportuni organi tecnici e di garanzia, hanno la missione di “aprire le porte alla partecipazione dei cittadini” e svolgere “funzioni di garanzia verso tutti coloro che intendono partecipare attivamente al processo”.
Devono essere resi pubblici i nomi dei componenti del Comitato nonché il recapito presso cui è possibile indirizzare comunicazioni dirette agli organi del Comitato.
Dovendo vigilare sul corretto svolgimento della campagna elettorale nonché del rispetto del Regolamento e del Regolamento di autodisciplina della campagna elettorale, ai Comitati va prontamente segnalata ogni eventuale violazione.

Cosa devono fare all'esterno i Comitati?
Devono promuovere ogni iniziativa ritenuta opportuna al fine di pubblicizzare e rendere noto lo svolgimento delle Elezioni, nonché le relative modalità di partecipazione. A partire dal ventesimo giorno antecedente lo svolgimento delle Elezioni, promuovono assemblee ed altre iniziative pubbliche nel corso delle quali ha luogo un confronto, a parità di condizioni, tra i candidati, i rappresentanti delle liste o i loro delegati.

lunedì 10 settembre 2007

Regolamento di funzionamento dei Collegi dei Garanti

Regolamento di funzionamento dei Collegi dei Garanti
Regolamento di funzionamento dei Collegi dei Garanti
Approvato dall'Ufficio di Presidenza del Comitato 14 ottobre in data 10/09/07

Art. 1 (Ambito di applicazione)
1. Il presente regolamento detta le norme generali di funzionamento per i Collegi dei Garanti per il 14 ottobre costituiti a livello nazionale e nelle singole regioni (di seguito, “Collegi dei Garanti”) in vista delle elezioni delle Assemblee costituenti e dei Segretari nazionale e regionali del Partito Democratico (“Elezioni”). A tal fine, le province autonome di Trento e Bolzano sono equiparate alle regioni e costituiscono circoscrizioni autonome.
2. Il presente regolamento si applica altresì al Collegio dei garanti nominato sulla base di quanto previsto dal Regolamento per il voto all’estero, che è equiparato ai Collegi regionali dei garanti ai fini del presente regolamento.
3. Per le regioni con più circoscrizioni elettorali è previsto un unico Collegio regionale dei Garanti che svolge le proprie funzioni in relazione a tutte le circoscrizioni della regione.

Art. 2 (Composizione e compiti)
1. I Collegi dei Garanti sono costituiti dai componenti nominati dall’Ufficio di Presidenza del Comitato promotore 14 ottobre ai sensi dell’art. 3, comma 2 del Regolamento quadro per l’elezione delle Assemblee costituenti dell’Ulivo-Partito Democratico (“Regolamento quadro”) nonché sulla base del Regolamento per il voto all’estero.
2. I Collegi dei garanti svolgono i compiti e si attengono a quanto previsto dal Regolamento quadro, dal presente regolamento e dal regolamento di autodisciplina della campagna elettorale, oltre che alle altre disposizioni che regolano lo svolgimento delle Elezioni.
3. Il Collegio nazionale è competente in unica istanza per l’ammissione delle candidature a Segretario nazionale nonché per quelle inerenti la relativa elezione in applicazione dell’art. 14 del Regolamento quadro, ferma restando la competenza dei Collegi regionali ad esaminare in prima istanza le questioni relative all’elezione dei singoli candidati all’Assemblea costituente nazionale. I Collegi regionali sono competenti in unica istanza per le questioni relative all’elezione dei segretari e delle assemblee regionali.
4. Avverso le decisioni dei Collegi regionali inerenti l’ammissione delle liste di candidati all’Assemblea costituente nazionale nonché per quelle relative al risultato delle relative votazioni è possibile ricorrere al Collegio nazionale, il quale decide in via definitiva.
5. Nel caso in cui una questione sottoposta all’esame di un Collegio regionale attenga a questioni aventi rilievo nazionale ovvero all’interpretazione di disposizioni per le quali è necessario garantire un’applicazione uniforme a livello nazionale, il Collegio regionale può decidere di sottoporre la questione al Collegio nazionale, che trasmette il proprio avviso al Collegio regionale richiedente entro le successive 48 ore. In tal caso, i termini per la decisione del Collegio regionale si intendono sospesi fino al ricevimento dell’avviso del Collegio nazionale.

Art. 3 (Presidente del Collegio)
1. Il Presidente convoca e presiede le riunioni del rispettivo Collegio. In caso di sua assenza, il ruolo del Presidente viene svolto dal componente più anziano di età.
2. Il Presidente del Collegio Nazionale è nominato dall’Ufficio di Presidenza del Comitato promotore 14 ottobre.
3. L’incarico di Presidente dei Collegio regionale è svolto dal componente più anziano d’età.

Art. 4 (Riunioni e deliberazioni dei Collegi)
1. Salvo casi di urgenza, le riunioni debbono essere convocate almeno due giorni prima della data di svolgimento, anche mediante posta elettronica o sms.
2. Le riunioni sono valide con la presenza di almeno la metà dei componenti del Collegio.
3. Le decisioni sono valide se assunte a maggioranza dei presenti alla riunione. In caso di parità, prevale il voto del Presidente o del suo sostituto in caso di assenza.
4. Le deliberazioni sono sottoscritte da tutti i componenti che hanno preso parte alla decisione e vengono depositate presso il luogo ove ha sede il Collegio entro il termine eventualmente previsto per la decisione. Del deposito viene data immediata comunicazione al ricorrente o al suo rappresentante legale.
5. Delle riunioni dei Collegi è redatto apposito verbale a cura di chi svolge le funzioni di segretario.
6. I Collegi decidono autonomamente eventuali ulteriori forme di pubblicità per le decisioni adottate.

Art. 5 (Segnalazioni, reclami e ricorsi)
1. Chiunque partecipi alle Elezioni nella veste di elettore o candidato ovvero -nella fase antecedente alle Elezioni- chiunque dichiari di voler aderire alla fase costituente del Partito Democratico, può presentare segnalazioni, reclami o ricorsi (di seguito, sinteticamente per tutti, “Ricorsi”) al Collegio dei Garanti competente, in relazione a presunte violazioni del Regolamento quadro o delle disposizioni approvate in attuazione dello stesso.
2. I Ricorsi sono redatti per iscritto in modo quanto più possibile circostanziato, indicando puntualmente le disposizioni che si ritengono violate. Ad essi è allegata tutta la documentazione eventualmente ritenuta utile al fine di comprovarne i contenuti. Gli stessi sono sottoscritti da chi li ha presentati ovvero da un suo rappresentate legale, sulla base di apposita delega, e sono sempre corredati dalla copia di un documento di riconoscimento del sottoscrittore.
3. I Ricorsi devono pervenire, a pena di inammissibilità, entro la data prevista per la loro presentazione presso il luogo ove ha sede il Collegio dei garanti competente, nel rispetto dei relativi orari di apertura. La persona che li riceve rilascia nelle mani del soggetto che li consegna apposita ricevuta con indicazione della data e dell’orario di presentazione.
4. Il Collegio dei garanti, prima di procedere all’esame del merito dei ricorsi, ne valuta dapprima l’ammissibilità.
5. Il Collegio può invitare, anche per le vie brevi, i soggetti interessati a rendere note -anche oralmente- eventuali osservazioni o a produrre la documentazione ritenuta utile.

Art. 6 (Incompatibilità)
1. I componenti del Collegi dei Garanti non possono presentare la propria candidatura né sottoscrivere la candidatura di terzi a Segretario nazionale o regionale ovvero a componente delle Assemblee costituenti nazionale o regionale, in vista delle Elezioni.

Art. 7 (Scioglimento dei Collegi dei Garanti)
1. Il Collegio nazionale ed i Collegi regionali cessano la propria attività e si considerano sciolti con l’insediamento della Assemblea costituente del Partito Democratico, rispettivamente nazionale o della corrispondente regione, salvo che per lo svolgimento delle funzioni e degli adempimenti strettamente necessari e conseguenti alla propria attività, sulla base di quanto previsto dal Regolamento quadro e dai regolamenti emanati sulla base di esso, ivi compreso il controllo sui rendiconti delle spese sostenute dai candidati e la presentazione della relativa relazione ai sensi dell’art. 5, del regolamento di autodisciplina della campagna elettorale.
2. Il Presidente del Collegio regionale presiede la prima seduta della relativa Assemblea costituente regionale fino all’elezione del presidente ad opera dell’Assemblea medesima, ai sensi dell’art. 2, comma 2 del Regolamento quadro. I componenti dei Collegi dei garanti sono invitati alla corrispondente Assemblea costituente, e vi partecipano senza diritto di voto.

Art. 8 (Disposizione finale)
1. Le disposizioni del presente regolamento prevalgono su quelle eventualmente incompatibili previste degli altri regolamenti approvati sulla base del Regolamento quadro, le quali sono conseguentemente modificate a cura degli organi competenti.

martedì 4 settembre 2007

IL MANIFESTO PER IL PARTITO DEMOCRATICO


Noi, i democratici

Noi, i democratici, amiamo l’Italia. Amiamo la ricca umanità della sua gente; il suo patrimonio ineguagliabile di storia, arte e cultura; l’intreccio di splendide città, di magnifici ambienti naturali e paesaggi che da secoli attrae viaggiatori stranieri. Amiamo il senso profondo di ospitalità e di solidarietà degli italiani, la loro attenzione alla qualità della vita, la loro straordinaria capacità di produrre cose che piacciono al mondo.

Noi democratici abbiamo fiducia nell’Italia. Perché è un paese vitale, creativo, operoso, pervaso da un diffuso spirito d’intraprendenza. Un paese che ha contribuito alla prosperità di molte altre nazioni, attraverso l’intelligenza e la tenacia di tanti nostri concittadini.

E crediamo che l’Italia possa farcela a stare al ritmo di un mondo che cambia sempre più in fretta. Siamo convinti che saprà mantenere e migliorare i suoi livelli di vita, se non coltiverà la pretesa illusoria di serrare la porta o di chiudere gli occhi di fronte alle sfide globali, se accetterà di affrontarle insieme all’Europa, se riuscirà a ritrovare slancio, coesione e fiducia.

Ma l’Italia di oggi non è all’altezza delle sue ambizioni e delle sue possibilità. È un paese bloccato, smarrito, che rischia il declino. Il senso civico appare inaridito e il rispetto della legalità è troppe volte umiliato. La classe dirigente è terribilmente invecchiata e quasi esclusivamente maschile. Le donne sono ancora in larga parte escluse dai luoghi della rappresentanza politica. I giovani si scontrano con rendite e privilegi nelle imprese e nelle professioni, nella scuola, nell’università e nella ricerca, nella politica e nella pubblica amministrazione. Guardano con preoccupazione al futuro e faticano a costruirsi una vita autonoma.

Anche per questo, siamo un paese che fa pochi figli. Avvertiamo i segni di un pessimismo diffuso che riguarda la stessa identità dell’Italia come nazione. L’Italia rischia di tornare ad essere una «espressione geografica», divisa al suo interno tra aree forti, integrate in Europa, ed aree marginali e dipendenti; tra ceti capaci di competere con successo nel mondo globale e vasti strati sociali in sofferenza, di nuovo in lotta con la povertà. A sua volta, la politica è frammentata e rissosa. Si rivela troppo spesso debole nei confronti degli interessi forti ed incapace di svolgere una funzione nazionale. Piuttosto che aiutare l’Italia a rimettersi in moto tutta insieme, finisce per rappresentare o amplificare i particolarismi, attraverso partiti al tempo stesso troppo fragili e troppo invadenti. Diventa concreto così il rischio che si affermino leader populisti, e che nella società prevalgano pulsioni contrarie alla democrazia.

I problemi italiani si collocano d’altro canto in uno scenario più ampio. La democrazia ha vinto i totalitarismi del secolo scorso, ma deve oggi far fronte a sfide di prima grandezza. È spesso prigioniera degli interessi consolidati, più che interprete delle speranze dei deboli.

I partiti faticano un po’ ovunque a promuovere la partecipazione e a selezionare una classe dirigente credibile, capace di guardare lontano. Lo sviluppo tecnologico, l’intensificarsi degli scambi e delle comunicazioni rendono la nostra vita più dinamica e più ricca, ci rendono più aperti, ci fanno vivere meglio e più a lungo, accrescono la varietà delle cono- scenze a cui possiamo accedere, consentono a un numero crescente di persone, soprattutto tra i giovani, di sentirsi e di essere cittadini del mondo. E cittadini più informati, educati al dialogo con persone di altre culture, costituiscono una preziosa risorsa contro i rischi ricorrenti di chiusure e intolleranze. La democrazia rimane però per lo più relegata nei confini nazionali ed è quindi debole di fronte a fenomeni di dimensione globale come il drammatico deterioramento dell’ambiente e del clima, il terrorismo e i conflitti internazionali, dinamiche demografiche squilibrate, flussi migratori difficilmente controllabili, grandi disuguaglianze tra diverse aree del mondo, abusive ingerenze di interessi econo- mici che minano la sovranità di paesi deboli e ne ostacolano lo sviluppo economico e civile.

Il XX secolo, insieme a tante straordinarie conquiste, ci ha consegnato un modello di sviluppo che condanna milioni di persone e intere aree del pianeta alla povertà e che, se non subirà modifiche radicali, renderà la terra invivibile. Un modello di sviluppo che compromette la libertà delle nuove generazioni e su cui dunque la politica deve intervenire. Di fronte a sfide così impegnative, tutte le tradizionali famiglie politiche del centrosinistra europeo faticano a trovare, da sole, risposte adeguate. Solo da una comune ricerca può nascere quel pensiero nuovo di cui abbiamo bisogno per capire e governare i grandi cambiamenti nei quali siamo immersi. È per questo che vogliamo costruire un partito nuovo, di donne e di uomini, che superi definitivamente le barriere ideologiche che nel secolo scorso hanno diviso le forze riformatrici e aiuti l’Italia a guardare con fiducia al secolo che è appena iniziato. Con il Partito democratico intendiamo portare a compimento un percorso iniziato da più di dieci anni, con la feconda intuizione dell’Ulivo.

Vogliamo anche contribuire a rinnovare la politica europea, dando vita, con il Pse e le altre componenti riformiste, ad un nuovo vasto campo di forze, che colmi la carenza di indirizzo politico sulla scena continentale. E intendiamo concorrere a costruire nel mondo una nuova alleanza tra tutti quelli che vogliono fare della globalizzazione una opportunità per molti piuttosto che l’occasione per rafforzare il potere e la ricchezza di pochi.

Ci riconosciamo nei valori di libertà, uguaglianza, solidarietà, pace, dignità della persona che ispirano la Costituzione repubblicana e nell’impegno a farli vivere in Europa e nel mondo. Questi valori discendono dai molti affluenti della cultura democratica europea. Hanno le loro radici più profonde nel cristianesimo, nell’illuminismo e nel loro complesso e sofferto rapporto. Traggono alimento sia dal pensiero politico liberale, sia da quello socialista, sia da quello cattolico democratico. Sono maturati nella dialettica tra queste diverse tradizioni e dal confronto con le sfide proposte dalle culture ambientalista, dei diritti civili e della libertà femminile, oltre che nella condanna delle ideologie e dei regimi totalitari del novecento. Sono anche frutto di una lunga sequenza di conflitti, basati su appartenenze religiose o di classe, e di tragici errori. Oggi possiamo considerare alle nostre spalle quei conflitti e quegli errori. Oggi sono i valori che ci uniscono e gli obiettivi comuni che intendiamo realizzare a definire la nostra identità politica.

Per questo, oggi, noi, i democratici, possiamo proporre, assieme, un progetto forte e credibile per rinnovare l’Italia e costruire l’unità dell’Europa.


L’Italia, una nazione d’Europa

Noi democratici pensiamo l’Italia come una grande nazione d’Europa. Una comunità culturale e politica fondata sui valori democratici della Costituzione e sulla capacità di arricchire le proprie radici nell’incontro e nel dialogo con altre culture e altri popoli. Noi democratici vogliamo l’unità dell’Europa. Un’Europa politica, dotata di una sua Costituzione, e non un semplice mercato comune. Un’Europa capace di promuovere il proprio sviluppo e di valorizzare il proprio modello sociale. Un’Europa che favorisca l’autogoverno responsabile delle sue comunità e l’unificazione della sua società civile intorno ai principi della democrazia, del dialogo culturale, della partecipazione e dell’inclusione. Un’Europa capace di parlare con una voce sola sulla scena internazionale e di dare alla imprescindibile solidarietà transatlantica con gli Stati Uniti d’America un carattere paritario.

Un’Europa impegnata, in primo luogo insieme alle altre grandi democrazie, nella costruzione di un ordine mondiale fondato su istituzioni multilaterali. Un’Europa consapevole che ciò è condizione per combattere efficacemente le povertà, salvaguardare gli equilibri ambientali sulla linea già espressa con gli accordi di Kyoto, promuovere la democrazia, i diritti umani e il dialogo tra le culture, rifiutando la logica dello «scontro di civiltà». Un’Europa potenza civile, che sappia, anche con una comune politica di difesa, dare il proprio contributo per garantire e preservare la pace nel mondo e combattere il terrorismo fondamentalista con la forza e gli strumenti della legalità internazionale. È interesse nazionale dell’Italia valorizzare, in Europa, la sua vocazione mediterranea, tanto più a seguito dell’impetuoso sviluppo dell’Asia. Come principale proiezione dell’Europa nel Mediterraneo, l’Italia può svolgere una funzione politica, economica e culturale di primaria importanza, ed affrontare in forme nuove e più efficaci lo storico squilibrio tra il Nord del Paese e il
nostro Mezzogiorno.

Noi vogliamo che l’Europa, in particolare grazie all’Italia, operi per trasformare il Mediterraneo da epicentro dei conflitti mondiali a luogo privilegiato del dialogo e della collaborazione tra popoli, culture, religioni, impegnandosi in primo luogo per garantire la sicurezza di Israele e il diritto dei palestinesi ad uno stato pacifico e democratico, per favorire l’ingresso della Turchia nell’Unione europea, per la stabilizzazione dei Balcani e la loro piena inclusione nella casa comune europea. Noi vogliamo un’Italia più libera, più giusta e più prospera. Per questo intendiamo partecipare allo sviluppo del modello sociale europeo, rilanciandone i due principi ispiratori di fondo: la valorizzazione dell’iniziativa, dei talenti e dei meriti; la promozione di un tessuto sociale solidale, attento al benessere di tutti, in cui nessuno si perda o resti indietro. Vogliamo investire nella produzione e nella diffusione delle conoscenze. Vogliamo un’Italia più capace di fare sistema, di darsi obiettivi condivisi e perseguire un disegno comune. E pensiamo che sia necessario un profondo cambiamento del nostro sistema produttivo, sia incentivando l’innovazione e la crescita delle imprese, sia valorizzando i talenti custoditi nelle pieghe del nostro variegato territorio, nel fitto tessuto delle comunità locali che da sempre alimentano la nascita di nuove imprese e la nostra grande tradizione artigianale.

Dobbiamo coltivare il capitale umano, il senso civico e la coesione sociale, senza i quali i nostri distretti industriali non sarebbero mai decollati e la vocazione turistica di tanta parte del nostro paese verrebbe sprecata. Noi vogliamo un’Italia più unita, più omogenea sul piano economico e sociale. Per questo mettiamo al centro della nostra azione il Mezzogiorno. Dobbiamo assolutamente cogliere, come nazione, l’opportunità di farne il principale raccordo che, attraverso il Mediterraneo, unisca l’Europa e l’Asia. In questo quadro, la predisposizione di adeguate piattaforme logistiche, infrastrutture di comunicazione e reti telematiche, è fondamentale per attrarre stabilmente capitali e iniziative imprenditoriali. A questo fine vogliamo chiamare a raccolta tutte le migliori energie della nazione, per un progetto che richiede ingenti risorse economiche, ma soprattutto un impegno straordinario per riformare profondamente il settore pubblico, per combattere inefficienze, favoritismi, corruzione e mettere in moto le grandi riserve di ingegno di cui il Mezzogiorno è ricco.

Noi democratici vogliamo che l’Italia dia ad ogni persona uguali opportunità di affermarsi grazie alle proprie capacità, alla creatività, al merito. Vogliamo un paese che premi le persone in base al loro lavoro e alla loro capacità di creare opportunità di lavoro per altri, più che in base alle eredità e alle rendite. La competenza, l’operosità, l’ingegno, la fatica, la capacità di creare imprese com- petitive devono essere concretamente riconosciute e apprezzate, in tutti i campi e ad ogni livello. Per questo combattiamo le rendite corporative, la gerontocrazia, il nepotismo, che bloccano l’innovazione, ritardano l’assunzione di responsabilità da parte dei giovani, mortificano e sprecano i migliori talenti del nostro paese. Per questo ci battiamo perché si affermi il principio di responsabilità, in base al quale il primario ospedaliero incapace, il dirigente pubblico inefficiente, l'imprenditore che non è in grado di stare correttamente sul mercato, il lavoratore dipendente inoperoso, devono essere adeguatamente sanzionati e fare un passo indietro, a vantaggio di persone più meritevoli e capaci.

Per questo non smetteremo mai di indignarci di fronte alla pervicace mancanza di fiducia nella capacità di pensiero e di progetto delle donne, avvertibile in tutti i settori della società, dal lavoro alla vita privata. Su questo tema colpisce la distanza culturale che ci separa dagli altri paesi europei. Una società che si dica civile deve mutare a fondo l’atteggiamento culturale verso la donna, attuando una rappresentazione mediatica meno arretrata, stereotipata e discriminatoria, attraverso iniziative di formazione, codici deontologici e leggi. Per questo ci impegniamo a dare valore alle differenze, a realizzare compiutamente le pari opportunità, rendendo effettivo quanto finora è rimasto troppo spesso scritto sulla carta.

Noi democratici siamo convinti che l’Italia abbia bisogno di una cura straordinaria di concorrenza nei mercati e di efficienza nel settore pubblico. Una cura necessaria sia per liberare le energie che servono a rilanciare lo sviluppo, sia per promuovere un maggior riconoscimento del merito, una più forte mobilità sociale, una più avanzata uguaglianza delle opportunità. Più concorrenza, anzitutto.

Le imprese non devono essere assistite, protette o guidate, ciò che le deresponsabilizza e le espone a rapporti opachi con la politica. Hanno bisogno di buoni servizi, di energia a costi ragionevoli, di un carico fiscale non superiore a quello degli altri paesi europei, di reti infrastrutturali moderne, siano esse pubbliche o private. E di sanzioni efficaci in caso di abuso di posizione dominante o di altri comportamenti illeciti.

L’Italia ha anche bisogno di una pubblica amministrazione più efficiente, che produca da un lato migliori servizi per le imprese e renda effettivi i diritti dei cittadini, specie di quelli con minori risorse e capacità di relazione; dall’altro consenta di recuperare le grandi capacità di lavoro esistenti nel settore pubblico, oggi mortificate dalle intrusioni della politica, dal mancato riconoscimento dei meriti, dall’assenza di sanzioni per chi non si impegna.

Ma vogliamo anche che il nostro diventi un Paese più giusto, in cui il benessere sia diffuso. Siamo convinti che senza coesione non c’è sviluppo. Per questo non smetteremo mai di lottare per l’uguaglianza, contro la povertà e l’emarginazione. Per noi ogni persona ha diritto ad una buona formazione, alle cure migliori, ad un reddito adeguato. Per noi il lavoro è il cardine di una vita attiva e autonoma, strumento di realizzazione e di liberazione dal bisogno. Pensiamo ai lavori al plurale, a quello nella produzione e nei servizi, al lavoro di cura e a quello volontario; al lavoro che assorbe, che manca, che si perde e diventa troppo spesso dramma umano e fa miliare. L’impegno per una piena e buona occupazione è un cardine della nostra azione. Riteniamo importante promuovere tutti i lavori, anche nelle forme nuove, flessibili e autonome; ma vogliamo che la flessibilità non sia pagata con la precarietà e con le intollerabili insicurezze di oggi. Vogliamo tagliare le con- venienze al lavoro nero e sommerso, che produce sfruttamento e favorisce la piaga intollerabile delle «morti bianche».

Vogliamo che le tutele non riguardino più solo il posto di lavoro, ma anche la capacità dei lavoratori di stare sul mercato. Non accettiamo che maternità, cura della malattia, studio e riqualificazione siano visti come incidenti deprecabili e non come benefici per la società intera.

Per questo assegniamo un ruolo centrale alla formazione di qualità lungo l’intero arco della vita e intendiamo legare i redditi di disoccupazione allo svolgimento di attività formative e alla disponibilità al lavoro. Alla questione salariale che è aperta nel nostro paese, vogliamo ricercare risposte che premino il merito e la fatica. Vogliamo democrazia nei luoghi di lavoro, corrette relazioni sindacali, partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori.

Noi democratici vogliamo rifondare il nostro stato sociale, che tende a offrire tutele solamente a chi ha o ha avuto un lavoro stabile lasciando gli altri indifesi, in primo luogo i giovani e le donne.

Vogliamo ridisegnarlo in funzione del lavoro, delle giovani generazioni e della mobilità sociale. Vogliamo uno stato sociale universalistico, quanto alla platea dei destinatari; selettivo, in base ai bisogni, nelle prestazioni; equo, in base ai redditi familiari, nella contribuzione. Proponiamo un modello attivo di stato sociale che non si limiti a proteggere dai rischi ma stimoli la crescita delle opportunità personali e sociali attraverso servizi di qualità e integrati sul territorio. In particolare, dobbiamo colmare storiche carenze nei servizi per l’infanzia, i disabili e gli anziani non autosufficienti.

Sappiamo che la prosperità dell’Europa, e dell’Italia in particolare, dipenderanno dalla nostra capacità di sviluppare conoscenze evolute ed idee creative, di puntare sull’innovazione e la qualità dei nostri prodotti, valorizzando al meglio la straordinaria sedimentazione di competenze, gusto, cultura che proviene dall’ambiente in cui viviamo e dalla nostra storia. Secondo noi si deve quindi investire di più nell’istruzione, nella ricerca e nell’arte, sapendo che la cultura è elemento costitutivo della civiltà europea e non uno mero strumento per la produzione.

Vogliamo assicurare un futuro alla cultura italiana favorendo la piena internazionalizzazione della nostra comunità scientifica, spesso segnata da eccessivo provincialismo. Vogliamo rafforzare e sviluppare un forte sistema pubblico di Università e centri di ricerca di eccellenza, affermando il principio dell’autonomia, della competizione tra le strutture sulla base di una valutazione rigorosa dei risultati, del rinnovamento generazionale su basi meritocratiche del corpo docente.
Crediamo in una scuola inclusiva, sempre più integrata in un sistema europeo della formazione, che garantisca effettivamente le pari opportunità, che valorizzi le differenze e che contribuisca a costruire un’etica pubblica condivisa intorno ai principi della Costituzione.

È nella scuola che si innestano le radici della cultura democratica e civile indispensabile ad una convivenza sempre più multiculturale. Anche con la scuola si previene il teppismo, la violenza e il razzismo. Per questo vogliamo restituire prestigio agli insegnanti. Vogliamo sostenere un sistema scolastico pubblico integrato (statale e non statale) che garantisca una elevata soglia di qualità ai percorsi formativi ed escluda i diplomifici.
Nel campo dell’istruzione superiore vogliamo dare un sostegno effettivo ai «capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi», di cui parla la Costituzione, perché possano studiare in centri di eccellenza di livello internazionale ed acquisire quella cultura cosmopolita che serve alla classe dirigente di un grande paese come l’Italia.

Vogliamo rilanciare l’industria culturale e della comunicazione italiana, essendo consapevoli che i media oggi costituiscono un settore strategico sia come veicolo di informazione e cultura sia come opportunità di lavoro altamente qualificato.

Questo settore nel nostro Paese è oggi più di altri ingessato a causa di una limitata concorrenza, ed in particolare a causa del carattere oligopolistico del mercato pubblicitario e televisivo che va a nostro avviso superato.

Non possiamo limitarci ad acquistare contenuti se non vogliamo condannarci da un lato alla subalternità culturale e dall’altro a stare fuori da una delle più importanti industrie globali. Il cinema italiano è stato tra i protagonisti della cultura del Novecento. È noto che il «racconto» è il cuore dell’identità culturale di un Paese e noi vogliamo che sopravviva e si diffonda. È importante, oltre che economicamente strategico, restituirgli il suo ruolo nella cultura internazionale. A questo fine, non pensiamo a pratiche protezionistiche quanto ad incentivi per le coproduzioni europee che siano in grado di stare sul mercato mondiale. Vogliamo che la musica, il teatro e le altre forme di espressione artistica siano parte integrante della formazione culturale e abbiano quindi l’attenzione e il sostegno necessari. Vogliamo reagire allo scadimento della proposta televisiva puntando sulla qualità dei contenuti e l’obiettività dell’informazione, a cominciare dal servizio radiotelevisivo pubblico.

Vogliamo un giornalismo della carta stampata libero da condizionamenti e interessi di impresa estranei all’attività editoriale. Vogliamo promuovere la libera circolazione dei prodotti dell’ingegno, anche attraverso le nuove forme di scambio rese possibili dalle tecnologie informatiche, se prive di fini di lucro, che consideriamo un fondamentale fattore di libertà, di eguaglianza e di diffusione della conoscenza.

Nel progettare l’Italia di domani, non possiamo peraltro dimenticare che essa viene ogni giorno resa migliore dallo spirito di sacrificio di milioni di immigrati. Noi crediamo che siano necessari un sistema di programmazione degli ingressi realistico, ed una politica repressiva efficace per contrastare l’immigrazione illegale, per reprimere i trafficanti e gli sfruttatori, per punire chi si arricchisce con il lavoro nero. Ma vogliamo anche una politica dell’accoglienza che garantisca i diritti dei lavoratori stranieri e che, facendo questo, tuteli nei fatti anche i lavoratori italiani. Vogliamo norme e procedure chiare che consentano agli immigrati onesti di dormire tranquilli, di essere rispettati e fare progetti per la loro vita.

Diciamo chiaramente che lo straniero che condivide i valori della nostra Costituzione, che è inserito nel nostro paese e contribuisce alla nostra vita sociale deve avere la possibilità, se lo desidera, di diventare italiano. Diciamo chiaramente che le centinaia di migliaia di bambini stranieri nati in Italia, che frequentano le stesse scuole, parlano la stessa lingua e nutrono gli stessi sogni dei nostri figli sono italiani a tutti gli effetti e come tali devono essere riconosciuti di diritto.
Diciamo chiaramente che i talenti di questi bambini non devono andare sprecati, a loro spettano le stesse opportunità di qualsiasi altro bambino italiano.

L’Italia deve irrobustire la cultura e la pratica della legalità. Per questo vogliamo una magistratura responsabile e indipendente, secondo i principi della Costituzione, e una giustizia efficiente, capace di assicurare l’attuazione del diritto in tempi ragionevoli. L’Italia deve liberarsi dalla mafia e dalle forme deviate di esercizio del potere politico e burocratico, che hanno costituito in alcune aree del Paese vere e proprie «strutture di dipendenza», e tengono soggiogata la società civile, distorcendo i rapporti tra cittadini e istituzioni. Vogliamo uno Stato impegnato a difendere i cittadini da tutte le forme di criminalità, anche quelle che sembrano meno gravi, ma colpiscono duramente la libertà e la sicurezza di tante persone, soprattutto le più deboli. Per questo siamo profondamente grati a chi opera nelle forze dell’ordine con professionalità, senso delle istituzioni e spirito di sacrificio.

Contro la prepotenza degli interessi particolari, più forte quando le istituzioni sono deboli, vogliamo preservare l’autorevolezza dei poteri pubblici e la loro effettiva capacità di esprimere una efficace funzione redistributiva e regolatrice. D’altro canto non riteniamo che l’intervento pubblico debba essere necessaria- mente affidato ad istituzioni statali e siamo convinti dell’importanza della sussidiarietà. Pensiamo che in molti settori, dalla formazione professionale all’istruzione, dalle politiche sociali alla promozione dello sviluppo economico, alla tutela del nostro patrimonio storico-culturale e ambientale, l’intervento pubblico, debba valorizzare la voce e il ruolo delle comunità locali, delle imprese, delle associazioni economiche, del volontariato e delle famiglie.

Per rafforzare la democrazia abbiamo bisogno di istituzioni adeguate, ma anche di classi dirigenti responsabili, così come di una concezione matura della cittadinanza, alimentata dalla consapevolezza da parte di ciascuno dei propri diritti e dei propri doveri, da un rinnovato senso dello stato, da una chiara, diffusa responsabilità per il bene comune, da una più solida etica pubblica, da un sincero patriottismo costituzionale.
Noi democratici riconosciamo il fondamentale valore della Costituzione come patrimonio comune di tutto il Paese, che il referendum del giugno 2006 ha contribuito a radicare nella coscienza degli italiani. Per rendere le nostre istituzioni democratiche più solide secondo noi è necessario completare la riforma federale dello Stato, attuandone gli aspetti più innovativi, tra cui il federalismo fiscale, e correggendo le disposizioni che si sono rivelate portatrici di conflitti e di incertezze.

Abbiamo bisogno di governi stabili e autorevoli, così come abbiamo bisogno di un Parlamento formato da un numero di componenti più ridotto e più efficiente nelle modalità di lavoro, più rappresentativo non solo dei territori ma anche dei generi. Noi pensiamo ad una Camera titolare dell’indirizzo politico e della funzione legislativa. E ad un Senato che costituisca la sede di rapporti collaborativi tra lo Stato e gli altri soggetti istituzionali che compongono la Repubblica, che concorra paritariamente all’approvazione delle modifiche alla Costi- tuzione e che abbia il potere di richiamo delle leggi approvate dalla Camera, con la funzione di suggerire correzioni e miglioramenti.

Vogliamo una legge elettorale per il Parlamento nazionale che stabilisca un chiaro rapporto fra l’eletto, il territorio e gli elettori, contrasti la frammentazione partitica e favorisca l’evoluzione del sistema politico italiano verso una compiuta democrazia dell’alternanza. E pensiamo che alle stesse finalità si debbano ispirare tutte le norme che incidono sulla rappresentanza, come i regolamenti parlamentari o la legislazione sul finanziamento della politica.

Al centro del nostro impegno politico non c’è una astratta ideologia ma ci sono le persone, le loro necessità materiali, intellettuali e spirituali, la loro naturale aspirazione al benessere e alla libertà, i loro diritti. Non ci piacciono invece la cultura, la mentalità e le politiche che puntano solo al vantaggio egoistico e all’arricchimento individuale. I progetti dei singoli, nella società che vogliamo, sono progetti di persone aperte agli altri, che affermano diritti ma anche ricono- scono doveri. La società che vogliamo riconosce il valore e coltiva l’etica del lavoro, attraverso cui le persone mettono alla prova la loro responsabilità e i loro talenti.

È una società intessuta da un denso reticolo di associazioni no profit e di volontariato. La società che vogliamo riconosce il valore e favorisce la formazione della famiglia, dentro cui le persone mettono alla prova la solidarietà e il reciproco rispetto tra i generi e le generazioni. Abbiamo d’altro canto ben chiari i limiti della politica, non crediamo nella onnipotenza dello Stato, difendiamo la sua laicità, abbiamo a cuore la difesa dei diritti civili e lottiamo contro tutte le discriminazioni. Secondo noi la politica e la legge devono intervenire con cautela sui temi che hanno a che fare con la scienza e la tecnica in riferimento alla vita umana, al suo inizio, alla sua fine e alla sua riproduzione.
Si tratta di questioni che vanno acquisendo una rilevanza centrale nel dibattito pubblico, perché sollevano inediti e radicali interrogativi di natura etica, che sfidano l’intelligenza e la coscienza. Noi riteniamo che solo il dialogo tra diverse visioni religiose, etiche e culturali può portare a soluzioni normative ragionevoli e condivise, rispettose del criterio irrinunciabile della di- gnità della persona umana e capaci di far incontrare il valore della libertà di ri- cerca e di scelta col principio per cui non tutto ciò che è tecnicamente possibile è moralmente lecito.

Noi concepiamo la laicità non come un'ideologia antireligiosa e neppure come il luogo di una presunta e illusoria neutralità, ma come rispetto e valorizzazione del pluralismo degli orientamenti culturali e dei convincimenti morali, come ri conoscimento della piena cittadinanza – dunque della rilevanza nella sfera pubblica, non solo privata – delle religioni. Le energie morali che scaturiscono dall’esperienza religiosa, quando riconoscono il valore del pluralismo, secondo noi rappresentano infatti un elemento vitale della democrazia.

E la laicità dello Stato, così come sancita dalla Costituzione, è garanzia che ogni persona sia rispettata nelle sue convinzioni più profonde e al tempo stesso si possa piena- mente integrare nella comunità nazionale.
In questo quadro, riteniamo che i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica siano stati validamente definiti dalla Costituzione e che ogni sviluppo di quei rapporti debba muoversi nel solco fis- sato dalla stessa Carta costituzionale.


L’Ulivo, il nostro partito

Per dare corpo a questo progetto serve un partito nuovo, un grande Partito democratico, che rinnovi la politica italiana, il suo costume, i suoi comportamenti. Un partito che aiuti la società italiana a trovare una sintesi, ad andare oltre i localismi e le chiusure corporative che impoveriscono il nostro presente e mettono a repentaglio il nostro futuro.

Serve un grande partito democratico che dia all’Italia governi stabili e un forte impulso riformatore. Per oltre un decennio questo progetto è stato coltivato all’ombra di un sentimento che ci accomuna e di un simbolo che ci rappresenta: l’Ulivo, il simbolo del nostro radicamento nella società italiana e della solidità dei nostri valori, dell’orgoglio di un’Italia operosa, del suo buon vivere, di un’Italia nazione d’Europa nel cuore del Mediterraneo, della nostra aspirazione alla fratellanza e alla pace.
Sottoscrivendo questo manifesto ci impegniamo a lavorare con piena convinzione, determinazione e lealtà per fare, a tutti gli effetti, entro la fine del 2008, dell’Ulivo il Partito dei democratici, il nostro partito.

Sottoscrivendo questo manifesto, ce ne sentiamo e ne siamo già parte. Sottoscrivere questo manifesto e versare una quota minima, saranno condizioni per partecipare, sulla base del principio «una testa un voto», alla formazione degli organi costituenti, secondo le regole definite in modo consensuale dal coordinamento dell’Ulivo. Ci impegniamo a lavorare con passione per costruire un partito di popolo, radicato e diffuso sul territorio, capace di rendere partecipati e condivisi i processi di riforma. Un partito che riconosca e rispetti il pluralismo delle organizzazioni sociali, che riconosca e rispetti la distinzione tra la sfera dell’intrapresa economica privata e la sfera dell’azione politica. Un partito che riconosca e rispetti il pluralismo delle posizioni che maturano al suo interno ma che rimanga sempre capace di identificare una linea programmatica comune e di portarla avanti in maniera coesa e coerente nelle istituzioni. Ci impegniamo a costruire un partito che, sin dalla sua fase fondativa, sia aperto alla partecipazione di una larga platea di cittadini, ed affidi al loro voto, diretto e segreto, la scelta della leadership.

Un partito capace di parlare al paese con una voce autorevole, che proponga il suo leader alla guida del Governo della nazione, un partito che affidi al metodo delle primarie la scelta delle candidature alle massime cariche di governo nelle Regioni e negli Enti locali.
Ci impegniamo a costruire un partito a rete, che preveda molteplici opportunità di adesione e di impegno, che assuma le differenze di genere, di ispirazione culturale, di interesse sociale e professionale. Un partito organizzato su base federale, che preveda una ampia autonomia regionale e territoriale. Per noi, i democratici, la politica è prima di tutto servizio, è una nobile forma di amore per il prossimo e per il nostro paese. Per questo vogliamo riscattarne il valore, difendendolo dalle degenerazioni affaristiche, dalle manipolazioni delle procedure democratiche, dalle oligarchie inamovibili, restituendo fiducia alle tante persone che sono disposte a impegnarsi per passione civile, in forma volontaria e a proprie spese.

Sappiamo che la politica, soprattutto quando implica l’assunzione di responsabilità istituzionali, richiede straordinarie doti di dedizione, talento e competenza. Attitudini che in larga misura maturano nella società e che, dentro un grande partito democratico, devono essere coltivate attraverso l’esperienza, la formazione e la ricerca. Al tempo stesso sappiamo che la politica può essere o apparire, per chi la pratica, fonte di privilegi personali inaccettabili, e può conferire posizioni di potere che si auto-perpetuano.

Noi crediamo quindi che, quando l’attività politica si svolge nelle istituzioni, deve poter godere del massimo rispetto ma deve anche essere sottoposta a stringenti forme di rendiconto, oltre che ad un periodico ricambio. Per questo nel nostro partito la partecipazione alla vita interna, l’assunzione delle candidature e degli incarichi, così come le nomine di competenza politica in enti ed istituzioni pubbliche, saranno regolate da un rigoroso codice deontologico e da norme statutarie che, ad ogni livello organizzativo e in ogni ambito istituzionale, stabiliscano un limite al rinnovo dei mandati. Il Partito democratico fa propria la norma antidiscriminatoria sulla rappresentanza minima del 40% per ciascuno dei due generi.
Siamo ben consapevoli che dando vita al Partito democratico realizziamo un cambiamento di portata storica.

Con la trasformazione dell’Ulivo in un partito superiamo definitivamente la prima lunga stagione della vita repubblicana e creiamo un soggetto destinato a segnare il profilo della politica italiana ed europea nel secolo che è appena iniziato. Abbattiamo definitivamente i muri ideologici del novecento e cominciamo a costruire ponti, tra culture politiche e setto ri della società italiana, tra i generi e le generazioni. Apriamo strade nuove per il futuro del nostro Paese.

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