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domenica 16 novembre 2008

Enrico Letta al Villaggio Santa Lucia


Ieri, sabato 15 novembre, alle ore 15:30 è giunto al Villaggio Santa Lucia, in agro di San Giovanni Rotondo, ENRICO LETTA per incontrare gli amici pugliesi e per discutere insieme ad essi delle sfide del Partito Democratico in questa delicata fase politica. Erano presenti al tavolo della discussione anche l'On. Francesco Boccia, l'ex ministro Paolo de Castro, i consiglieri regionali Gaetano Prencipe e Franco Ognissanti, il coordinatore esecutivo regionale Peppino Pirro e il responasbile dell'Organizzazione del PD di capitanata Aldo Ragni.
L'incontro ha visto una numerosa partecipazione, con la presenza in sala dell'On. Michele Bordo, del Segretario provinciale Paolo Campo, di molti sindaci e amministratori, di democratici venuti da ogni parte della Puglia. Vi era anche una delegazione di democratici sammarchesi: il Sindaco Michelangelo Lombardi (cha ha anche preso la parola) , il vicesindaco Pinuccio Villani, il segretario Paolo Soccio.
La discussione è stata molto aperta e franca, in essa si sono evidenziate alcune difficoltà presenti all'interno del partito, specialmente dal gruppo dirigente proveniente dall'area cattolica; ciononostante tutti i relatori hanno mostrato uno spirito di unità e una voglia di far decollare il partito per portarlo alla vittoria in tutti i prossimi appuntamenti elettorali.
Paolo De Castro ha sottolineato che per quanto riguarda le alleanze (l'esperienza di Trento ci ha insegnato qualcosa) non dobbiamo isolarci, perchè potremmo anche ampliare il nostro consenso ma se non si raggiungerà il 51% da soli risulteremmo comunque sconfitti e invece «vogliamo tornare a vincere».
Francesco Boccia ha evidenziato il problema del rapporto tra il partito ed il funzionamento delle istituzioni: «non ci piace il modo in cui è gestita la cosa pubblica, dalla sanità, all'ambiente, alla scuola, dobbiamo peciò mettere in campo idee nuove e politiche moderne», il PD deve dare risposte nuove ai problemi vecchi della società italiana, non si può per esempio essere contro la riforma Gelmini se però allo stesso tempo non si propone una visione nuova e complessiva della società italiana del futuro e quindi della scuola che vogliamo. Da ciò l'esigenza che anche i nostri gruppi dirigenti siano più moderni, favorendo anche una maggiore apertura del partito per far venire più gente dall'esterno.
Dopo una decina di altri preziosi interventi di democratiche e democratiche l'incontro è stato chiuso da Enrico Letta che ha espresso innanzitutto la sua gratitudine per quanti alle primarie del 14 ottobre avevano votato per lui. Per Enrico le elezioni presidenziali americane possono insegnarci molto, non solo lo strumento delle primarie ma una organizzazione capillare, casa per casa, fatta anche con strumenti moderni, può portare alla vittoria, può permettere che anche un giovane quarantenne possa battere un settantente. C'è l'esigenza in Italia di rinnovare la classe politica, questo può avvenire solo se si ridà ai cittadini la possibilità di esprimere le preferenze. Non bisogna permettere assolutamente che anche per le elezioni europee si arrivi alla scelta verticistica dei candidati da parte dei partiti, perchè questa comporta (e l'attuale governo e parlamento ne sono un esempio eclatante) una mancanza di libertà da parte dei nostri rappresentanti, che sono stati scelti dal partito e devono quindi rispondere a qualcuno, a pochi, e non più ai propri elettori.

Per quanto riguarda il nostro partito secondo Enrico bisogna soprattutto chiarire qual'è la nostra missione. Questo partito «l'abbiamo costruito in maniera grande» e non è la stessa cosa un partito da oltre il 30% e i partiti piccoli: «questi possono mirare a difendere una qualche piccola categoria sociale, possono costruire il proprio consenso mettendo l'uno sull'altri piccoli mattoncini di consenso (vedi Di Pietro con i piloti), il nostro grande partito invece deve avere la capacità di parlare a tutti». Perciò la nostra missione N°1 è quella di stare sui problemi della gente e di «fare un'opposizione seria», ma la missione n°2 è quella «di raggiungere il 51% e mandare a casa Berlusconi». Per fare ciò dobbiamo partire dalle elezioni di Trento ed essere consapevoli che da soli non si va da nessuna parte e che bisogna perciò allargare le alleanze: «meglio litigare un pò ed essere vincenti che essere uniti e perdenti».
Enrico ha parlato anche della questione meridionale, che al di fuori dei grossi centri del Mezzogiorno, è oramai sparita del tutto dal dibattito politico nazionale e che va perciò ripresa e riproposta con forza. A conclusione del suo intervento ha detto che in questo tempo in cui tutto sembra svolgersi in un presente dilatato, dove passato e futuro non ci sono più, «bisogna abbandonare la logica del "presentismo" con la quale abbiamo tutti da perdere, dobbiamo invece avere la forza di guardare al futuro».


Paolo Soccio

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