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martedì 31 luglio 2007

Un partito aperto, plurale, di governo

Ad Orvieto, nell’ottobre del 2006, il gruppo di lavoro sulla forma del Partito Democratico aveva proposto ed aderito a tre obiettivi di fondo: il partito democratico come forma politica aperta, plurale e con capacità di governo.
Al termine di una discussione ampia, ricca ed articolata, si era convenuto di considerare tali obiettivi quale base di lavoro per la discussione necessaria alla definizione della forma del partito, del suo Manifesto e della susseguente sua costituzione.
Sono trascorsi 9 mesi e tanto si è fatto e detto sul partito nascente, ma noi oggi condividiamo soprattutto quei tre obiettivi che furono punto di partenza dell’avventura democratica del PD.
In primo luogo il PD come un partito aperto: è ormai una necessità storica e sociale che vi sia una forza politica popolare, fondata su un’intensa vita democratica, partecipata da ogni strato e condizione sociale, radicata e diffusa nel territorio nazionale, ma con le vive e propositive peculiarità regionali e locali. Le attività del partito devono essere in grado di rispondere alla pluralità delle domande, di coinvolgere i lavoratori, i giovani, le donne, i pensionati e l’intera società civile, di dare risposta alle esigenze che provengono dalla nostra società, una società complessa e problematica come è quella italiana, pugliese, sammarchese.
Il Partito Democratico deve dunque promuovere percorsi articolati e ricchi di impegno politico, civile e sociale che sappiano dare risposte concrete, che guardino all’avvenire con un ottica di lungo raggio, coinvolgendo come attori primari tutti i cittadini.
Apertura significa anche coinvolgere e coordinare la pluralità delle forme organizzative di base: le sezioni, i circoli, i movimenti, le molteplici esperienze associative che concorreranno alla vita del partito democratico.
Il Partito democratico dovrà inoltre essere aperto soprattutto alla partecipazione delle donne e dei giovani, garantirne la presenza e il contributo negli organi dirigenti.
Non per nulla il regolamento delle Primarie, approvato l'11 luglio scorso, riserva il 50% delle candidature alle donne e permette anche ai giovani di 16 anni di candidarsi e di votare.
In secondo luogo un partito plurale. Plurale nei contenuti, negli obiettivi, ma anche nella partecipazione poltica e sociale dei suoi appartenenti. Il PD vuole essere sì un partito di progetto e di programma ma anche un soggetto politico che riconosca il pluralismo culturale e politico e che riconosca e garantisca il ruolo delle minoranze.
Un partito che ambisca ad essere una casa accogliente, più funzionale, più grande, ha bisogno di un ricco pluralismo dentro una struttura solida ed unitaria.In terzo luogo un partito per la democrazia governante, un partito capace di governare e di trasformare il paese.
Condividiamo perciò l’importanza delle primarie non solo come momento di grande partecipazione democratica, ma anche come metodo per la selezione dei candidati alle future cariche di governo. Un mandato che viene dal basso, dal popolo e che legittima il ruolo, l’impegno, le responsabilità degli eletti.
Ci auguriamo che l’elezione diretta del leader da parte degli aderenti possa coincidere con la scelta del candidato alla premiership del governo centrale.
Inoltre la democrazia governate non può che prendere le mosse da un modello federale (ovvero una vera e propria federazione tra i vari partiti democratici regionali: pugliese, toscano, lombardo…) che valorizzi l’autonomia e le peculiarità delle organizzazioni ed esigentze territoriali. Siamo certi che queste sono le strade da percorrere e che queste scelte saranno infine vincenti.

Paolo Soccio


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