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mercoledì 17 giugno 2009

Sul referendum e sui tre quesiti abrogativi

Domenica 21 e lunedì 22 saremo chiamati nuovamente alle urne per esprimere il nostro assenso o dissenso rispetto ai quesiti referendari abrogativi che riguardano la legge elettorale "porcata" (quella scritta da Calderoli e voluta da Berlusconi e Casini circa tre anni fa). Ovviamente buona parte dei partiti si sono espressi per il sì o per il no (o peggio, come ha fatto Berlusconi, prima per il sì, poi per il no, poi per il ni; e anche il promotore Di Pietro è passato dal sì al no in poche settimane), anche se pare che effettivamente il partito maggiore sia quello dell'astensionismo.

Personalmente ho sempre trovato meschino e antidemocratico il non esprimersi, il non andare a votare, il voler far fallire il referendum per mancato raggiungimento del quorum necessario (50% +1 degli elettori). Ritengo invece che ogni cittadino ha il diritto/dovere di esprimere la propria opinione; ritengo che l'istituto del referendum popolare, voluto dai nostri beneamati (ma spesso dimenticati) Padri costituenti, sia il grado più alto di partecipazione politica democratica possibile.

Invece in Italia, sempre più si demanda la propria scelta ad altri, e sempre più pochi sono quelli che decidono per noi e che addirittura (sempre grazie alla "porcata") scelgono i nostri rappresentanti; sempre più gente non si reca più alle urne perchè sfiduciata, se non schifata, da un parlamento composto per buona parte da "nominati", da maggiordomi e avvocati personali dei "nominanti", o, ancora peggio, da indagati, condannati, mafiosi, senza dimenticare i trasformisti di professione.

I partiti che non vogliono l'abrogazione della legge "porcata" (o parte di essa) dovrebbero avere il coraggio di dire: "andate a votare e votate no", come una vera democrazia matura vorrebbe. Invece per far fallire il referendum si dice no all'election day , che avrebbe fatto risparmiare allo stato oltre 400 milioni di euro, e lo si sposta al 21-22 giugno (ma perchè non a luglio o agosto a questo punto?), quando si sa bene che l'affluenza alle urne, dopo la precedente tornata europea e amministrativa, sarà molto bassa. Però, poiché si teme ancora che la gente chiamata per i ballottaggi faccia raggiungere il quorum necessario, addirittura scende in campo il ministro degli esteri che dirama delle disposizioni ai presidenti di seggio (cosa mai vista!) affinchè favoriscano la non partecipazione alla votazione referendaria. Questa l'Italia in cui viviamo...

L'unico partito coerente che in tempi non sospetti (pre europee) ha detto sì al referendum è stato il Partito Democratico, anche se, devo dire, il silenzio a cui stiamo assistendo in questi ultimi giorni ci lascia un po' perplessi: si dà per scontato che non si raggiungerà il quorum e quindi si è rassegnati o, pur non dichiarandolo ufficialmente, si spera nell'astensione? Forse molto più semplicemente si è molto più occupati a pensare agli importanti ballottaggi amministrativi che al referendum.

Voglio qui ricordare le parole piuttosto chiare di Franceschini di più di un mese fa: "Il referendum non l'abbiamo proposto noi, ma di fronte alla domanda se vogliamo abolire la legge porcata, noi che l'abbiamo sempre contrastata, non possiamo che rispondere di sì. Poi avremo tempo quattro anni per fare una nuova legge". Quindi la linea del nostro partito è che non siamo pienamente convinti delle modifiche che il referendum apporterebbe alla legge, ma siamo consapevoli che il referendum è l'unico modo per obbligare la maggioranza a mettere in cantiere una discussione sulla legge elettorale. Se passasse l'astensionismo, o il no, questa legge bistrattata da tutti (ma forse meno dalle segreterie dei partiti), resterà in vigore per molti anni ancora. Ecco perchè siamo per il SI'.

Ma torniamo al referendum e ai suoi quesiti, cercando di dare anche qualche informazione utile.

Al seggio vi verranno consegnate tre schede (una viola, una beige e una verde):

Quesito n° 1 ( scheda viola) Riguarda la legge elettorale della Camera.
Se vince il “no”, o va a votare meno del 50% +1 degli elettori, rimane in piedi la legge vigente. Ovvero, dei 630 seggi della Camera, il 55% ( pari a 340 seggi) andrà alla lista (coalizione) che otterà la maggioranza relativa dei voti. Cioè per ottenere tale maggioranza relativa, i partiti hanno la possibilità di creare delle coalizioni: le liste che ne faranno parte saranno contate, ai fini del calcolo dei voti, come se fossero una lista unica.
Importante ricordare che le liste singole non possono entrare in Parlamento se non superano la quota di sbarramento, ovvero se non ottengono almeno del 4% dei voti, ma se queste fanno parte di una coalizione possono entrare anche ottenendo solo il 2% dei voti. (ricordiamo che l'Udeur di Mastella nel 2006 fu ripescata come migliore lista al di sotto del 2%)

Se vince il “” e va a votare più del 50% +1 degli elettori, non sarà più possibile presentare coalizioni. La lista che ottiene la maggioranza relativa otterrà da sola il 55% dei seggi.
Esempio: alle elezioni 2008 il PdL ha ottenuto il 37,4% dei voti,contro il 33,2% del secondo partito (il PD). Con la legge che uscirebbe, eventualmente, dal referendum, avrebbe ottenuto il 55% dei seggi senza bisogno della Lega. Ma se PD e Italia dei Valori avessero fatto una lista unica, avrebbero ottenuto il 37,6% dei voti, risultando il primo partito e ottenendo dunque il 55% dei seggi.
Da notare che con la legge che uscirebbe dal referendum, i partiti con meno del 4% dei voti starebbero fuori dal Parlamento, senza che possano essere “salvate” dalla loro appartenenza a una coalizione: le coalizioni, di fatto, non esisterebbero più.


Quesito n° 2 ( scheda beige) Riguarda la legge elettorale del Senato.
Stesso meccanismo della camera ma con una sosotanziale differenza: il calcolo dei seggi ( e delle percentuali) avviene su base regionale. Dunque la lista che ottiene la maggioranza dei voti in una regione ottiene il 55% dei seggi di quella regione. Inoltre il quorum per la ripartizione dei seggi è fissato all' 8% dei voti.


Quesito N° 3 (scheda verde) Divieto di candidature multiple.
Con l’attuale legge, ogni candidato ha la possibilità di candidarsi in più di una delle diverse circoscrizioni elettorali in cui è diviso il territorio (a ogni circoscrizione corrisponde una lista di candidati, per ogni partito saranno eletti tanti candidati della lista quanti sono i voti ottenuti da quel partito in quella circoscrizione).
Se vince il sì e va a votare più del 50%+1 degli elettori ogni candidato avrà la possibilità di candidarsi in una e una sola circoscrizione e si eviterebbero quei giochetti a cui abbiamo assistito, per cui il "plurieletto" sceglie ad elezione avvenuta la circoscrizione dove risultare eletto, favorendo Tizio o bocciando Caio nelle varie altre circoscrizioni. Pensate che con questo sistema di scelta da parte dei plurieletti sono stati scelti ben il 30% di tutti gli attuali parlamentari!

Sono per il a tutti e tre i quesiti. Sono per il perché voglio meno frammentazione politica; perché sono per il bipartitismo; perché sono per la governabilità del Paese; perché voglio che i piccoli partiti non debbano più condizionare le scelte che riguardano un'intera nazione; perché non possa avvenire che prima i partiti si presentano insieme e poi subito dopo le elezioni si dividono; perché sono per il risparmio per quanto riguarda il finanziamento pubblico ai partiti; perché sono contrario agli "acchiappavoti" e sono favorevole al coraggio di presentarsi in una sola circoscrizione; perché sono per il legame del parlamentare col proprio territorio; perché sostanzialmente questa legge fa davvero schifo e la voglio cambiata e l'unico modo per costringere i parlamentari a farlo è votare .

Domenica 21 (dalle 8.00 alle 22.00) e lunedì 22 (dalle 7.00 alle 15.00) recati al tuo seggio, vota SI' ai tre quesiti referendari. E' semplice: bastano tre croci su tre sì. E mandiamo così questo sistema elettorale al macero!

Paolo Soccio

Segretario del PD di S. Marco in L.

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