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mercoledì 6 maggio 2009

Analisi e proposte del PD per il PAL

di Antonio Raimondo Pettolino*


Vi sono due report di quest’anno sul sistema sanitario inglese, a proposito di riconfigurazione della rete ospedaliera, che sembrano formulati apposta per essere utili al processo di elaborazione del Piano Attuativo Locale dell’ASL della Provincia di Foggia attualmente in corso.
Nel primo vengono individuati i possibili obiettivi di quello che viene definito Ospedale del futuro, quali: l’approccio di “public value” per gli ospedali, cioè la consapevolezza che si tratta di un bene-valore collettivo che riguarda sia noi sia le generazioni future; i risultati in termini di salute, attraverso il miglioramento dei trattamenti, l’aumento dell’efficienza e dell’appropriatezza clinica e la necessità di affrontare i bisogni futuri adattandosi al mutamento degli scenari socio-demografici ed epidemiologici; la qualità e l’accessibilità dei servizi, la possibilità di scegliere e di personalizzare l’assistenza; l’equità e la fiducia.
Il secondo report evidenzia le difficoltà del processo di riconfigurazione-riorganizzazione, che sembrano essere molto simili alle nostre, e individua dei passaggi nodali, dei quali vengono qui riportati quelli più significativi per la nostra situazione: i processi di riorganizzazione ospedaliera devono avere come prima finalità quella di ridisegnare i servizi piuttosto che tagliarli; il coinvolgimento e l’accordo sui principi del cambiamento sono possibili, ma sono minacciati dal sospetto che ciò si attui al fine di ridurre i costi; c’è un gap di responsabilità a livello locale, le decisioni e le regole sono definite a livello centrale e poi riportate alla popolazione locale, che si sente scavalcata e sfiduciata rispetto al processo.

Sono tutti temi da tenere presenti nel momento in cui si discute della riorganizzzazione della rete dei servizi per la salute, così come prevista dalla proposta-bozza di Piano Attuativo Locale discussa nel corso del Consiglio comunale del 30 aprile scorso.
Un luogo (mentale) comune a molti degli intervenuti (consiglieri comunali, provinciali e regionali nonché – ahimè – qualche benpensante locale) è che l’ospedale di San Marco in Lamis serva un’utenza locale, tutt’al più allargata ai comuni viciniori. È vero invece il contrario, dato che psichiatria, oncologia, lungodegenza e – in buona parte – medicina accolgano utenti provenienti da tutti ci comuni dell’ASL e – qualche volta – da fuori ASL e persino da fuori regione (psichiatria e oncologia).
Gli stessi operatori in servizio nell’ospedale sono non solo cittadini di San Marco, ma anche di Foggia, Rignano, San Nicandro, San Giovanni, San Severo, Torremaggiore, Vico e forse di qualche altro comune dauno. Quindi, l’ospedale di San Marco è già dagli anni ’90 una realtà proiettata all’esterno, in una dimensione sovrazonale e sovradistrettuale.
La conseguente sbandierata antitesi ospedale – territorio (se chiudesse l’ospedale, i cittadini di San Marco avrebbero comunque un’assistenza sanitaria alla pari degli altri cittadini dauni?) non ha senso nello specifico: i cittadini di San Marco in Lamis chiedono la collocazione nell’ospedale di reparti necessari e non presenti dappertutto, che siano di riferimento per l’intera ASL e non vadano ad appesantire lo squilibrio territorio – ospedale. E, d’altra parte, si parla di privilegiare il territorio e poi si aumentano i posti letto in tutti gli ospedali aziendali (eccettuato quello di San Marco in Lamis, naturalmente) indipendentemente da indici di utilizzo e di appropriatezza (il direttore generale ha fatto un passaggio in merito a questo argomento quando ha citato i buoni indici di utilizzo di San Marco in Lamis, evitando però di allargare questa prospettiva agli altri ospedali aziendali, forse perché in presenza di dati più critici).
In ogni caso, la richiesta di riduzione dei posti letto di medicina può essere accolta anche nell’immediato, nella prospettiva di migliorare ulteriormente utilizzo e appropriatezza di trattamenti di una medicina dedicata a un ambito più ristretto rispetto a quello attuale, magari coincidente in questo momento con l’area garganica (almeno fino alla costituzione dell’ospedale di Vico, dato che Monte Sant’Angelo appare più vincolata a un’utenza meramente comunale). Così come la riduzione dei posti letto di una Lungodegenza “generica”, in considerazione dell’implementazione di servizi analoghi sparsi nell’ASL.
L’oncologia va invece salvaguardata come posti letto e come unità operativa (in questo momento è configurata come unità operativa semplice a valenza dipartimentale, che rappresenta un grado intermedio tra unità semplice e unità complessa), rifiutando un “accorpamento” di tali funzioni assistenziali sui posti letto di medicina (oltretutto di una medicina di appena 20 posti letto.
Va salvaguardata anche la day surgery, da potenziare sia come numero di giorni settimanali di attività sia come possibilità di dimettere anche il giorno dopo (one day surgery).
Va infine dato corso all’effettivo ampliamento del numero dei posti letto del SPDC dai 12 attuali ai 15 previsti dalla normativa, dal Piano Salute regionale e dallo stresso PAL.

A fronte della riduzione di posti letto della medicina e della lungodegenza, va chiesto un nuovo reparto che faccia mantenere il numero complessivo dei posti letto attuali: nel corso della seduta consiliare sono stati proposti posti letto di geriatria e/o di riabilitazione, che va intesa o come riabilitazione fisica, cioè post fratture o ictus…, e/o come neuroriabilitazione dei cerebrolesi.
Da psichiatra segnalo l’opportunità – in alternativa o in associazione con le altre proposte - di accogliere un reparto di riabilitazione o di lungodegenza psichiatrica, moduli previsti dal decreto ministeriale del 1988 e attivato in poche realtà regionali tra cui quella abruzzese che, non a caso, è fonte di mobilità passiva extraregionale per la nostra ASL. Mentre per la neuroriabilitazione e per la riabilitazione o la lungodegenza psichiatrica si ipotizzano servizi ospedalieri unici, non collocati in altri ospedali aziendali, per la riabilitazione fisica si potrebbe comunque invocare la necessità di coprire il fabbisogno di assistenza riabilitativa ospedaliera del comprensorio garganico, dato che difficilmente esso verrebbe soddisfatto dal polo riabilitativo di Torremaggiore (cui sono stati attribuiti posti letto in misura maggiore alla possibilità ricettiva, sempre che non si voglia continuare a fare reparti non più in linea con i criteri minimi per l’accreditamento istituzionale).
Il finanziamento di 4,5 milioni di euro destinato all’adeguamento strutturale e impiantistico dell’ospedale potrebbe essere utilizzato per favorire l’implementazione di questi nuovi servizi.
Segnalo anche l’opportunità di collocare a San Marco un polo assistenziale per i disturbi del comportamento alimentare, peraltro previsto negli indirizzi regionali per ciascuna ASL, che preveda a fianco dell’ambulatorio (che già c’è, tenuto dallo psichiatra responsabile del SPDC, che ha frequentato un corso di perfezionamento in quest’ambito) un paio di posti letto di day hospital in collaborazione con la medicina (che dispone di un endocrinologo esperto in problemi metabolici) e – utilizzando l’ex carcere – una residenza riabilitativa dedicata.
Una rete siffatta costituirebbe un polo d’attrazione per l’intera regione (in Italia vi sono pochissime strutture integrate di questo tipo, quasi tutte al centro-nord).

Proprio a proposito del potenziamento dei servizi territoriali, c’è da riproporre innanzitutto una richiesta di finanziamento per la ristrutturazione dello stabile di via Togliatti, magari di riconfigurare su due piani, da dedicare a sede degli uffici e dei servizi distrettuali (casa della salute, consultorio, postazioni dialisi, hospice…) e di quelli del dipartimento di prevenzione. Poi, non meno importante, la richiesta di un finanziamento per la ristrutturazione dell’ex casa circondariale, da dedicare a residenza sanitaria o sociosanitaria: qui il dubbio che si possa creare una struttura sufficientemente ampia per ospitare una RSA o una RSSA, quando magari potrebbe essere invece idonea per l’ipotesi di una residenza riabilitativa dedicata a persone con disturbi del comportamento alimentare.
A chi ha dubbi circa la possibilità di ottenere questi finanziamenti l’invito a leggere la parte del PAL relativa all’argomento: noterà la molteplicità di finanziamenti anche corposi in molti comuni piccoli e piccolissimi, alcuni destinati a rimanere improduttivi.
Infine, si perde il pelo ma non il vizio, la necessità di finanziamenti anche contenuti per l’adeguamento e la riparazione del locale centro di salute mentale.

*Responsabile del gruppo di lavoro "Sanità e servizi sociali" del PD di S. Marco in Lamis

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