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mercoledì 18 febbraio 2009

Sulle dimissioni di Walter. Una riflessione.

Ieri Walter Veltroni ha rassegnato le dimissioni da segretario nazionale del Partito democratico. Alla notizia non nego che ci sono rimasto un po’ di sasso. Poi ho riflettuto e mi sono detto che ha fatto bene.
Ho ascoltato poco fa il suo discorso in diretta. Ho voluto prima aspettare le sue dichiarazioni o giustificazioni per farmene un’idea più completa. E rimango dell’idea che abbia fatto bene. Non posso che porgergli la mia solidarietà e la mia comprensione dal punto di vista umano anche se lo avrei preferito più coraggioso: avrei di gran lunga preferito che, dopo la messa in discussione della sua leadership, non ce se ne uscisse con una direzione nazionale che lo confermasse ipocritamente alla guida del partito, senza che quell’appoggio fosse veramente concreto. Avrebbe dovuto quella direzione dire semplicemente: andiamo al congresso anticipato.
Il Partito ne aveva un evidente bisogno, il Partito ora ne ha urgente bisogno.
Anche per prendere una posizione netta sulla nostra collocazione europea. Sarebbe stato un atto di coraggio da parte di Walter, ma anche da parte di quelli che Walter non lo vogliono più.
Comprendo perciò lo stato d’animo di Veltroni, un segretario ormai di fatto sfiduciato che doveva sobbarcarsi l’ennesima sconfitta elettorale, e non parlo della Sardegna, che a mio vedere non c’entra nulla, e che è solo un alibi, parlo delle prossime elezioni europee, il cui risultato per me è abbastanza scontato, nonostante il grande sforzo che noi tutti profonderemo, ma uno il coraggio se non ce l’ha non se lo può dare. Si è evitato una lunga agonia, e perciò la ritengo una decisione giusta.
Probabilmente ci sono altre mille alchimie politiche che noi che siamo lontani da Roma non possiamo comprendere, certo, ci siamo resi conto che come candidato presidente Walter ha fatto molto, pur commettendo gravi errori, regalandoci un importante risultato, pur nella sconfitta elettorale delle politiche, ma come segretario ha fallito clamorosamente. Io non so mai se ascrivere gli errori commessi a Walter o chi per lui, a chi gli è stato dietro ed intorno, non ho mai capito chi comandasse in questo partito, se Walter o Bettini o altri. Dico per comodità Walter per intendere chi ha preso certe decisioni, anche se magari certe cose non le ha decise proprio lui. Dall’altra sponda, se ci pensiamo, questo problema non esiste affatto: Berlusconi è il leader e lo è per davvero in maniera indiscussa. Qualcuno dirà: Veltroni ha preso 3 milioni di voti alle primarie. E’ vero. Ma io mi chiedo: erano davvero delle primarie o era uno scontato plebiscito? Credo dobbiamo ancora imparare molto in termini di democrazia (ma ne abbiamo tutto il tempo, se ne avremo la volontà). Gli Stati Uniti ci insegnano qualcosa, la competizione tra Hillary e Barack è stata una competizione vera, anche dura, ma vera. E chi viene fuori vincitore da una competizione serrata, ha veramente la legittimazione ad essere il leader.
Io invoco perciò il Congresso anticipato e le Primarie, ma a patto che in queste primarie non ci siano dei calcoli fatti prima, ma ci sia una vera competizione tra quelli che credono davvero nel progetto del PD, dimenticando una volta per tutte da dove si proviene, e che portino ognuno una mozione con una linea programmatica chiara, netta, anche per quanto riguarda l’organizzazione.
Abbiamo visto tanta confusione in questi mesi del neonato partito. Prima partito fluido ed aperto, poi un vuoto temporale, poi gli attestati, poi il tesseramento, quindi il partito solido. Non mi pare che il tesseramento vada alla grande. Siamo perciò attualmente allo stato gassoso. Speriamo di non evaporare del tutto!

Questo partito è nato con idee grandiose ed innovative, questo partito è nato con l’idea di una democrazia partecipata che ha attirato milioni di italiani, ha attirato centinaia di migliaia di giovani. Ma i nostri bravi dirigenti hanno fatto in modo, non so se per incapacità o per calcolo, di far venir meno quella carica di novità e di rinnovamento con cui ci eravamo lanciati.
Mi rendo conto che chi ha la poltrona sotto il sedere fa fatica ad alzarsi per far posto ad altri.
Ma quando, non pronti, non ancora preparati, siamo stati chiamati a preparare la campagna elettorale, con questa legge-pasticcio, non siamo stati capaci di essere il nuovo, non siamo stati capaci di dare voce al popolo delle primarie di scegliersi i propri candidati. Anche la pregevole battaglia di Emiliano è stata vana. Quella dei tempi troppo ristretti è stata per la verità solo una scusa. E l’operazione fatta da Walter è stata per certi versi ipocrita: mattiamo qua l’imprenditore, là la studentessa, lì l’operaio della Tyssen. Per non dimenticare Villari ed altri. Tutta una nomenclatura nota, più qualche nome nuovo a fare da civetta.
Il rinnovamento? Non pervenuto.
E non venitemi a dire che non abbiamo risorse umane importanti. Perché rinnovamento non significa soltanto il giovane di buone prospettive e di grande energia ed entusiasmo ( e ne abbiamo parecchi nel nostro partito), ma significa anche dare spazio e voce a tanti che hanno lavorato per anni per la nostra collettività, magari in un piccolo centro, ma con tanta competenza ed esperienza alle spalle di militante e con una passione ancora inesaurita. Forse che in Italia, giusto per fare qualche nome, non ci sono migliaia di Antonio Trombetta, di Giovanni Cera, di Emanuele Leggieri che hanno sempre tirato la carretta e che potrebbero dare qualcosa di importante al partito anche a livelli più alti? Io credo proprio di sì. Abbiamo un popolo di centinaia di migliaia di giovani e meno giovani che sanno fare politica e che sanno amministrare. Forse di questo davvero possiamo essere fieri rispetto al centro-destra, noi di risorse umane ne abbiamo da vendere, non abbiamo bisogno di candidare maggiordomi, giardinieri, avvocati o autisti personali del nostro leader.
Quindi andiamo al congresso, andiamo alle primarie, e che siano momenti veri di democrazia, se vogliamo che il popolo delle primarie torni a sostenerci.
Forse bisognerebbe ripensare il meccanismo delle primarie: con una prima fase dove si potrebbero presentare anche 10, 20 candidati leader e dopo questa prima scrematura, un ballottaggio che veda competere quelli che ad esempio hanno superato una soglia di voti del 25- 30 %.
Lo so che è faticoso, che è impegnativo, ma se vogliamo essere una vera democrazia dialogante e partecipata, questo va fatto. Se invece pensiamo di gestire il partito (come è stato fatto fino ad oggi) con le logiche di 20-30 anni fa, andremo ugualmente avanti, ma quelli che hanno creduto nel progetto del PD 16 mesi fa, non li recupereremo più. Né come militanti o sostenitori, né come elettori.

Ora si profila un periodo di traghettamento? Sarà Franceschini a prendersi l’onere della sconfitta europea, verrà designato un traghettatore fino al congresso preventivato ad ottobre o non sarebbe più giusto che si facesse un congresso subito, magari ad inizio aprile, che possa darci un leader che dovrà guidarci per i prossimi 4-5 anni? Dò in questo ragione a Walter: al suo successore non dovremo chiedere tutto e subito, dobbiamo saper aspettare, come ci ha consigliato anche Casini.
Non possiamo pensare che con i numeri schiaccianti che ha la destra in parlamento possiamo fare chissà cosa, ma possiamo e dobbiamo recuperare terreno tra la gente, nell’opinione pubblica, dobbiamo renderci forti a livello locale, in modo capillare, dobbiamo moltiplicare i luoghi e i momenti di contatto e informazione (vista la sistematica castrazione mediatica che subiamo).
Se creeremo una base solida, allora potremo avere un partito solido. Il verticismo veltroniano è stato un fallimento, lo dobbiamo riconoscere.
I nostri dirigenti nazionali devono essere espressione della base, non di un gioco di prestigio che cerca di tenere uniti le ex dirigenze degli ex partiti. Sono stanco dei Fioroni, Gentiloni, Bettini, Tonini… Ma l’avete visto ieri a Ballarò? Di fronte ad un La Russa a me Tonini è sembrato, perdonatemi la franchezza, un “pesce lesso”.
Possibile mai che tra i nostri dirigenti nazionali non ci sia nessuno con gli attributi? Non ci sia nessuno che buchi lo schermo? E’ davvero paradossale che il politico con più palle, perdonatemi l’espressione, sia Rosy Bindi, che fisicamente non le ha.
E allora diamoci tutti una svegliata! Ma cerchiamo di essere tutti più coerenti con noi stessi: chi crede davvero nel PD dia l’anima, chi non ci crede, chi vuole tornare ad un passato nostalgico, per favore si faccia da parte, perché diverrebbe una zavorra troppo pesante per il rinnovamento che noi vogliamo.

Grazie Walter per tutto quello che ci hai dato, di buono e di meno buono, ora guardiamo avanti, ora pensiamo a prendere in mano l’agenda politica di questo Paese; facciamo al più presto chiarezza su alleanze e su collocazione europea, ma facciamolo con la consapevolezza che il nostro obiettivo non è vincere domani, perché prenderemmo una cantonata, ma fra 4 anni. Quello è il nostro traguardo e il traguardo nel nostro futuro leader. Non facciamo altri pasticci.
Chiunque sarà, gli facciamo fin da il nostro in bocca al lupo e gli diamo già fin d’ora il nostro sostegno, ma che venga scelto dalla base e non dalla casta.


Paolo Soccio

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