Divisi ma ancora amici, almeno per ora. Pd e Sinistra Arcobaleno, alle elezioni, vanno da soli. Sfuma la possibilità di quell'«accordo tecnico» che solo mercoledì mattina il segretario del Prc Franco Giordano aveva riproposto. Nessuna coalizione, nemmeno al Senato. Il segretario del Pd Walter Veltroni lo ha ribadito mercoledì: «Andremo da soli anche al Senato».
Giordano era tornato a premere sul tasto dell'unità: proponeva «un candidato garante», una via di mezzo tra Veltroni e Bertinotti, qualcuno, insomma, in grado di far presentare insieme Pd e Sinistra Arcobaleno. Un «meccanismo di autodifesa dal porcellum», sempre secondo Giordano, che sarebbe convenuto anche al Pd, «visto che nel migliore dei casi vincerebbe al Senato solo in Toscana, Marche, Emilia e Umbria».
Ma l'ipotesi di Giordano non è durata nemmeno mezza giornata. Veltroni, subito dopo la pubblicazione della data elettorale, ha tirato fuori le sue carte: dice no a «pasticci» e ribadisce quello che va dicendo da settimane: «A fronte di diciotto partiti - quelli della Cdl, ndr - ci sarà il Pd, che correrà da solo». E aggiunge: «Tutto il gruppo dirigente è d'accordo».
La sinistra, che aveva appena chiesto al leader del Pd una «verifica politico-programmatica» urgente per non consegnare «su un piatto d’argento la vittoria a Berlusconi», incassa il colpo: quella del Pd, commenta Fausto Bertinotti, è «una scelta non mia, ma che rispetto».
Oggi, ha detto ancora Veltroni, «nella sinistra ci sono due posizioni: una grande forza dell'innovazione riformista e una grande forza della sinistra radicale». Potranno continuare a «collaborare a livello locale» - infatti Veltroni incontrerà i leader della sinistra probabilmente venerdì - ma «a livello nazionale, su temi come la sicurezza e le missioni all'estero, le nostre posizioni sono obiettivamente diverse». Il Pd, insomma, vuole presentarsi alle elezioni con «una posizione chiara e univoca». E alla Sinistra? «Auguro tutto il bene possibile». Resta solo da capire se il Pd potrà farcela a battere la Cdl anche da solo. Veltroni per ora si appella a Obama: «Yes, we can».
da www.unita.it
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